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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 10:41.
Istat: a novembre inflazione in Italia all'1,7%
Il Centro studi di Confindustria rivede al ribasso le stime sul Pil. Il Prodotto interno lordo nel 2010 crescerà dell'1% (stima di settembre +1,2%), nel 2011 dell'1,1% (stima di settembre +1,3%) e nel 2012 dell'1,3 per cento. La revisione al ribasso, rileva il CsC nei nuovi scenari economici, «incorpora il rallentamento più forte di quanto atteso».
Secondo il CsC «l'Italia delude. La frenata estiva e autunnale é stata decisamente più netta dell'attesa e il 2010 si chiude con produzione industriale e Pil quasi stagnanti. La malattia della lenta crescita non é mai stata vinta, come la migliorata dinamica della produttività nel 2006 e nel 2007 aveva lasciato sperare. Il comportamento durante la crisi ha dissipato ogni dubbio al riguardo». L'Italia «ancora una volta rimane indietro» e «il confronto con la Germania é impietoso».
La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha ribadito oggi che «siamo in una situazione di incertezza politica, con il governo che ha avuto la fiducia ma che adesso deve trovare la maggioranza per fare le riforme e non solo iniziative per il contenimento del debito pubblico. Se sprechiamo anche i prossimi mesi, per il paese è un serio rischio».
Disoccupazione al 9% nel 2011, tornerà a scendere solo nel 2012
Con la crisi, dal primo trimestre 2008 al terzo trimestre 2010, il numero di occupati in Italia è diminuito di 540mila, senza contare le ore di Cig che hanno un impatto pari a 480mila unità di lavoro. Lo calcola il centro studi di Confindustria, stimando che «il numero delle persone occupate continuerà a diminuire nel 2011», con un calo atteso dello 0,4%. Il tasso di disoccupazione toccherà il 9% nel quarto trimestre 2011, e «inizierà a scendere molto gradualmente nel corso del 2012». Il numero dei disoccupati è ad ottobre 2010 (2,167 milioni) «più del doppio rispetto ad aprile 2007.
Si tornerà a livelli prerecessivi solo nel 2015
Con la crisi «la contrazione economica è stata violenta: -6,8% il Pil da massimo a minimo, 35 trimestri perduti». Lo sottolinea il Centro studi di Confindustria sottolineando che «il recupero si dimostra indeciso e lentissimo: +1,5% finora». Così, spiegano gli economisti di via dell'Astronomia nel rapporto di autunno, «non si ritornerà sui valori prerecessivi che nella primavera del 2015. Per riagguantare entro la fine del 2020 il livello del trend, peraltro modesto, registrato tra 2000 e 2007, l'Italia dovrebbe procedere d'ora in poi ad almeno il 2% annuo». Un obiettivo «raggiungibile in un arco di tempo ragionevole, come insegna la lezione tedesca, entro il 2012 secondo gli stessi documenti governativi». Ma «per coglierlo gli strumenti messi in campo appaiono insufficienti».