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A Mirafiori nuova cassa integrazione dal 17 gennaio. Il vescovo di Torino: bisogna trovare un accordo

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2010 alle ore 16:51.

I lavoratori di Mirafiori torneranno in fabbrica il 10 gennaio e la Fiat ha già annunciato altra cassa integrazione alle Carrozzerie e alle Presse. Il provvedimento, comunicato oggi dall'azienda ai sindacati, sarà a singhiozzo: riguarderà tutti i 5.500 dipendenti il 17 gennaio; il 21 si fermeranno i lavoratori delle linee Lancia Musa e Fiat Idea; dal 24 al 30 l'intero reparto sarà di nuovo fermo; il 31 gennaio, il primo febbraio e dal 7 al 9 febbraio lo stop è programmato sulle linee Musa e Idea.

Sulla scia del rallentamento produttivo, andranno in cassa integrazione anche gli addetti delle Presse, che lavorano a monte delle linee delle Carrozzerie: l'intero reparto (850 addetti circa) si fermerà il 20 e 21 gennaio, dal 26 al 28, il 3 e 4 febbraio e, infine, il 10 e l'11 del mese. «Bisogna considerare - commenta Federico Bellono, segretario generale Fiom Torino - che stiamo parlando di soli tre modelli, perché la Multipla e la Punto Classic sono uscite di produzione. Si conferma la necessità di riprendere la trattativa interrotta dalla Fiat perchè più si allungano i tempi, più si allontanano gli investimenti. La comunicazione di oggi è una ragione in più per il presidio di domattina alla porta 5 dello stabilimento».

«La cassa integrazione sta aumentando - ha sottolineato il segretario piemontese della Fismic, Vincenzo Aragona - in base al fatto che non c'è stato alcun accordo per Mirafiori. I sindacati, che non hanno firmato, si assumano le loro responsabilità. Solo se si firma l'intesa il mercato potrà riprendere. Il direttivo della Fismic di questa mattina ha confermato che noi siamo pronti a firmare, in qualsiasi momento, per non far perdere il salario ai lavoratori».

A Mirafiori, ha sottolineato, ai microfoni di Radio24, il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, «non ci è stato chiesto di lavorare come i cinesi, ma come i tedeschi, o gli americani. Senza accordo si rischia di gettare all'aria un investimento che darà lavoro a migliaia di persone, che produrrà sviluppo e manterrà a Torino la leadership dell'industria automobilistica». Il sindacalista ha poi detto che non ci sarà una marcia pro Marchionne. «Se ci fosse parteciperei, ma non c'è niente. Non mi risulta poi che ci siano stati 35 giorni di sciopero ai cancelli».

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«L'Italia - ha detto ancora Di Maulo - è un paese manifatturiero che rischia di rimanere senza industria e i dati degli ultimi giorni sono impressionanti: siamo ultimi nella Ue come tasso di crescita, siamo i terzi come pressione fiscale, abbiamo un miliardo e 200 milioni di ore di cassa integrazione, un debito pubblico da primato, il record di disoccupazione per gli under 25. E di fronte a questo panorama - ha proseguito il leader della Fismic - Marchionne viene contestato e dipinto come un nemico. Sia chiaro che per Mirafiori non viene toccato alcun diritto, non viene ridotto di un euro il salario dei lavoratori, anzi: senza che venga allungato l'orario». Di Maulo si è detto "pessimista" sulla possibilità di riavviare la trattativa con l'azienda per arrivare ad una firma entro Natale.

Per sabato la Fiom ha organizzato un presidio a Mirafiori per chiedere la ripresa della trattativa con Fiat perché «vogliamo l'investimento e vogliamo lavorare, ma a condizioni di libertà». Così Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom, che parlando sulla possibilità che domani a Torino ci sia anche una manifestazione pro Marchionne ha osservato: «Non si sentiva proprio la necessità di recuperare vecchie vicende torinesi in modo simbolico» alludendo alla marcia dei 40mila del 1980 organizzata dall'associazione dei quadri Fiat. «Marchionne farebbe meglio a spiegare i suoi programmi e che cosa vuole produrre invece di togliere la mensa e la malattia ai lavoratori - ha concluso - cose che non c'entrano niente con la produzione di auto».

«È necessario costruire il massimo di solidarietà attorno ai lavoratori della Fiat, che vengono aggrediti dall'azienda con un ricatto di tipo mafioso - ha ribattuto il segretario nazionale del Prc-Federazione della sinistra, Paolo Ferrero, informando che domattina alle 9,30 parteciperà alla manifestazione indetta dalla Fiom. «Le proposte di Marchionne servono solo a garantire i profitti agli azionisti ma aggravano la crisi e ne scaricano i costi sui più deboli, i lavoratori. È inaccettabile che l'azienda più assistita d'italia si comporti in questo modo ed è vergognoso che il governo non faccia nulla. La Fiat, che si comporta in un modo socialmente irresponsabile, andrebbe nazionalizzata per il bene del paese».

Il vescovo di Torino: bisogna trovare un accordo. «Questo Natale richiama all'impegno ed alla responsabilità di trovare tutti un'intesa, di mettersi attorno ad un tavolo, di riprendere il discorso ma non solo per dialogare, ma per trovare un accordo». Così l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, oggi a margine della sua prima visita all'ospedale Molinette, ha risposto ai giornalisti a proposito della trattativa sullo stabilimento Fiat di Mirafiori. «Io credo che se c'è buona volontà - ha aggiunto - c'è la possibilità di trovare questo accordo, però bisogna riprendere i contatti, riprendere il tavolo di concertazione sui punti ancora in discussione. Io credo che si può, si deve trovare un accordo perchè ne va di mezzo veramente il bene di tante persone e dell'intera società, non solo di Torino, essendo la Fiat un gruppo nazionale».

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