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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 11:15.
In dicembre il tasso di inflazione annuale nell'Eurozona ha raggiunto il livello del 2,2% , registrando un bel balzo in avanti rispetto a novembre (+1,9%). Si tratta di una crescita non da poco: il saggio di inflazione, infatti, non superava il 2% (livello di riferimento Bce) dal novembre 2008 quando era attestata al 2,1 per cento. Anche in Italia cè stato un robusto incremento congiunturale: sulla base delle stime preliminari rese note dall'Istat, i prezzi al consumo sono saliti dello 0,4% portando all'1,9% il dato tendenziale (indice Nic con tabacchi a 140,9), massimo da dicembre 2008.
Confesercenti, l'inflazione resta sotto controllo
L'indice armonizzato registra un aumento dello 0,3% congiunturale e del 2% tendenziale. In base ai dati attuali, il tasso di inflazione medio annuo è pari all'1,5% per il 2010 (era stato 0,8% nel 2009). «L'Inflazione resta sotto controllo, anche se secondo i dati dati Istat raddoppia - dice la Confesercenti -. Ma l'1,5% annuo segnala comunque il fatto che nel 2010 è rimasta molto contenuta e quindi non può destare alcuna preoccupazione». «Del resto lo 0,8% del 2009, era il frutto della bufera della crisi internazionale aggravata da una caduta dei conti pubblici e dei consumi. Semmai si può dire, guardando ai dati di dicembre - dice ancora la Confesercenti -, che i consumi avanzano con un passo molto lento mentre i carburanti vanno al galoppo». «La ripresa dell'inflazione - commenta di Pierpaolo Baretta, capogruppo Pd in commissione Bilancio della Camera - in un periodo di ristagno dei consumi e di depressione del reddito, rende ancora più scivoloso il terreno economico e sociale. Le scelte di Tremonti in questi ultimi anni hanno alimentato la spirale negativa fatta di tagli e aumenti delle tariffe che si autoalimenta e che danneggia le famiglie».
Economisti concordi: nessun allarme per la Bce
Secondo gli economisti il dato sull'inflazione europea non farà suonare un campanello di allarme alla Bce, in quanto in buona parte riconducibile all'aumento di prezzo di materie prime, petrolio e prodotti alimentari. Viene confermata, quindi, la stima di una prima stretta monetaria al più presto alla fine di quest'anno. Per l'Eurotower la stabilità dei prezzi di medio termine viene garantita da un'inflazione "vicina ma inferiore" al 2% e il dato diffuso oggi supera, per la prima volta da tempo, questo target. «Qualcuno aggrotterà le sopracciglia alla Bce» di fronte al dato, commenta Martin van Vliet, economista della olandese Ing, ma «non ci saranno allarmi». Il "core rate" dell'Eurozona, il tasso depurato da energia e prodotti alimentari, dovrebbe situarsi, secondo le stime, all'1,2% in dicembre dall'1,1% di novembre e, aggiungono gli economisti, senza i recenti aumenti delle tasse decisi da diversi Paesi, il dato sarebbe più di qualche decimale, con un dato finale di inflazione sottostante poco lontano dall'1%. La Bce dispone, quindi, ancora di ampi spazi per mantenere il tasso di riferimento nell'Eurozona al minimo storico dell'1% (in vigore dal maggio 2009) e per continuare le misure straordinarie anticrisi che finora non hanno avuto alcun effetto inflattivo grazie al pessimo andamento dei consumi in diversi Paesi e all'elevata disoccupazione in tutta l'area. Il campanello di allarme alla Bce scatterà soltanto, sottolineano gli esperti, se con l'aumento dell'inflazione dovessero salire anche le attese di inflazione, i cosiddetti 'effetti secondarì, e questo non é previsto: secondo le stime, il dato per l'Eurozona dovrebbe superare il 2% nei primi mesi del 2011, ma per tutto l'anno la stima dello staff della Bce é dell'1,8% e dell'1,5% nel 2012: malgrado la ripresa le capacità produttive dell'Eurozona sono ancora ampiamente sottoutilizzate e anche il potere negoziale dei sindacati, con una disoccupazione stabilmente sopra il 10%, é limitato tanto da non far temere una spirale prezzi-salari, vero spauracchio della Bce.