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Economia Lavoro

L'Unione europea mette online le pubblicazioni scientifiche per migliorare l'accesso alla ricerca

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 11:49.

L'Unione Europea sceglie la via del libero accesso ai contenuti della ricerca scientifica e apre alle istanze del movimento Open Access che da alcuni decenni, e con più forza dall'avvento di internet, vede uniti in tutto il mondo numerosi scienziati. Nei settori della salute, dell'energia, dell'ambiente, della tecnologia dell'informazione e della comunicazione, delle infrastrutture di ricerca, delle scienze sociali e degli studi umanistici gli articoli frutto di ricerche finanziate da parte del settimo programma quadro (7° Pq) e dall'European Research Council (Erc) diventano accessibili online, in modo libero e gratuito, dopo sei o dodici mesi dalla pubblicazione su riviste specializzate.

Questo è il contenuto principale di OpenAIRE, un'iniziativa che rappresenta il punto di arrivo di un progetto pilota avviato nell'agosto del 2008 e che coinvolge 38 partner attivi in 27 paesi europei. In particolare, così, attraverso una infrastruttura tecnologica creata ad hoc, verranno messe a disposizione di tutti il 20% delle ricerche sovvenzionate dal 7° Pq, che nel complesso ammonta a 55 miliardi di euro.

"Oggi per conoscere la maggior parte delle pubblicazioni scientifiche ci si deve abbonare, con esborsi che arrivano anche 20mila euro all'anno per una singola testata, a riviste e archivi web tanto prestigiosi quanto consultabili da una ristretta cerchia di addetti ai lavori. Questo da un lato pesa sul budget delle università e dall'altro fa sì che la possibilità di seguire l'evoluzione della scienza sia destinata solo a pochi e che il resto della società ne sia esclusa. La decisione della Commissione Ue modifica questo stato di cose ed è, per certi versi, epocale. – spiega Paola Gargiulo del Caspur(Consorzio interuniversitario per le applicazioni di supercalcolo per università e ricerca), che ha il compito di diffondere e sviluppare il progetto OpenAIRE in Italia – Si è stabilito, poi, di rendere gli articoli accessibili su Openaire.eu solo dopo un embargo di sei o dodici mesi dalla pubblicazione sulle riviste scientifiche per tutelare il lavoro di selezione compiuto dagli editori".

Nel tempo, OpenAIRE potrebbe avere conseguenze assai rilevanti, per ora soltanto intuibili, sulla diffusione del sapere, mettendo a disposizione della collettività un'enorme quantità di articoli scientifici. E le cose potrebbero cambiare, e di molto, anche per gli scienziati. Infatti, spesso accade che un ricercatore sia aggiornato in relazione agli articoli pubblicati sulla materia di sua competenza. Tuttavia, aumentando il numero dei contenuti consultabili gratis, sarà più facile per un chimico conoscere gli ultimi successi della fisica o per un biologo seguire gli sviluppi più recenti delle scienze sociali. A tutto vantaggio di una ricerca aperta e interdisciplinare.

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Tags Correlati: Access | Caspur | Donatella Castelli | Internet | Iss | Italia | Máire Geoghegan-Quinn | National Institutes of Health | Neelie Kroes | Paola Gargiulo | Stati Uniti d'America | Telethon | Unione Europea

 

E, poi, ci sono tanti "scienziati dilettanti che in questo modo potranno leggere studi avanzatissimi e servirsene per dare contributi preziosi alla scienza ufficiale. Inoltre, per chi, ad esempio, soffre di una patologia rara sarà più facile trovare informazioni utili al suo caso. Più in generale, va considerato che oggi solo il 20% degli articoli scientifici pubblicati in tutto il mondo è accessibile liberamente. OpenAIRE contribuirà a ridurre la percentuale, davvero troppo elevata, di conoscenza che ancora rimane segreta o disponibile unicamente a caro prezzo", sostiene Paola Gargiulo.

C'è chi, a questo proposito, ha parlato di un nuovo Illuminismo alle porte, di una nuova Encyclopédie da realizzare grazie a internet e ai media digitali. Lo spirito di OpenAIRE si coglie bene nelle parole di Neelie Kroes, vice-presidente della Commissione Europea e responsabile della Digital Agenda dell'Ue: "L'informazione scientifica ha il potere di migliorare la nostra esistenza ed è troppo importante per essere tenuta sotto chiave. Inoltre, ogni cittadino dell'Ue ha diritto di accedere e trarre vantaggio dalla conoscenza prodotta utilizzando fondi pubblici". E, ancora, Máire Geoghegan-Quinn, commissaria responsabile per la ricerca, l'innovazione e la scienza, ha dichiarato: "Le industrie, non ultime le Pmi, devono sapere dove trovare i risultati della ricerca se vogliono avvalersene per creare posti di lavoro e migliorare la qualità della vita".

OpenAIRE viene a dare un riconoscimento istituzionale a principi e pratiche che negli ultimi anni, sulla spinta del movimento Open Access, si sono affermate presso molti centri di ricerca. I National Institutes of Health e le università della California e di Harward negli Usa e l'università belga di Ghent in Europa hanno creato archivi, definiti institutional repository, dove raccolgono e rendono pubblici gli articoli dei propri ricercatori. In Italia, tra gli altri, fanno lo stesso l'Istituto Superiore di Sanità e Telethon, anche se il nostro paese in questo ambito sconta ancora un ritardo significativo. "In Germania, Gran Bretagna e Olanda i governi danno un forte impulso all'accessibilità delle pubblicazioni scientifiche. Al contrario, in alcuni paesi, soprattutto nell'Europa dell'est, il processo di costituzione degli institutional repository è ancora all'inizio. In Bulgaria, ad esempio, è partito solo da un anno. Mentre esistono comunità, come quella dei fisici, per cui la condivisione degli articoli è ormai un fatto abituale", precisa Donatella Castelli, senior researcher dell'Isti-Cnr, la struttura che coordina la parte tecnologica di OpenAIRE.

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