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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2011 alle ore 14:36.
Mentre a Ginevra chiude i battenti l'edizione 2011 del Salon International de la Haute Horlogerie (SIHH), il salone principale per il settore alle spalle di Baselworld che si svolge in primavera, l'industria elvetica degli orologi fa il punto della situazione in questo inizio d'anno. Il polo produttivo svizzero rappresenta da solo oltre il 50% del fatturato mondiale del settore e nel corso del 2010 ha registrato una forte ripresa dell'industria delle lancette, dopo un 2009 segnato invece dalla crisi globale.
Le cose ora vanno nettamente meglio rispetto a due anni fa, come provano anche il fatturato record di oltre 6 miliardi di franchi del Gruppo Swatch nel 2010 ed i buoni risultati di Richemont ( che ha tra i suoi marchi Cartier) nel terzo trimestre dell' esercizio 2010/2011, che si chiude a marzo. Lo scenario per il settore è in sostanza positivo, ma non mancano le insidie, che per l'industria elvetica di orologi sono soprattutto tre.
La prima è il rialzo molto forte del franco svizzero. La seconda è il rialzo delle quotazioni delle materie prime e dell'oro in particolare. Questi due fattori stanno portando una parte dei produttori a valutare aumenti dei prezzi. La terza insidia si collega alle altre due e viene ancora una volta dall'Estremo Oriente, soprattutto dalla Cina e riguarda non tanto l'alta gamma, quanto la gamma media e medio-bassa degli orologi. A questi livelli di franco e materie prime, fabbricare componenti in Cina diventa ancora più conveniente. Il che significa che acquistare componenti cinesi è ancora più vantaggioso, ma significa anche che i produttori cinesi di orologi hanno più frecce al loro arco per migliorare i loro orologi finiti e fare concorrenza ai produttori svizzeri e di altre parti del mondo, in alcune fasce di prodotto.
«Se volessi produrre orologi a prezzo basso - ha detto Jean-Marc Jacot, ceo del marchio di lusso elvetico Parmigiani – francamente dovrei andare in Cina». Questa è l'impressione di molti operatori del settore, anche se la sfida resta tutta da giocare. Negli anni Ottanta fu il Giappone a lanciare il guanto ai produttori svizzeri, che però seppero reagire, soprattutto con lo Swatch, l'orologio di plastica con microelettronica svizzera, inventato da Nicolas Hayek, deceduto nel giugno scorso. I prossimi mesi diranno qualcosa di più su questa nuova sfida tra Svizzera ed Oriente.