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Economia Politica economica

Nel piano per la crescita il governo frena sulla concorrenza. Confindustria: subito i cantieri

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2011 alle ore 07:25.

Il piano per la crescita rischia di perdere un pezzo. Dopo una giornata concitata, il governo avrebbe deciso di frenare sul disegno di legge annuale per la concorrenza che arriverà comunque a Palazzo Chigi, ma solo per un primo esame, senza approvazione. Il consiglio dei ministri andrà invece avanti sul ddl costituzionale per la libertà di impresa e sullo schema di decreto legislativo per la riforma degli aiuti alle imprese.

Marcegaglia: ora cantieri aperti e liberalizzazioni (di Nicoletta Picchio)

Ecco l'agenda per la crescita del governo

Il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto presenterà una relazione sullo stato di attuazione della riforma dei servizi pubblici locali e del piano Sud (sblocco del credito d'imposta per investimenti e occupazione e primi interventi sulle infrastrutture). Sul tavolo anche il rilancio del piano casa; in extremis potrebbe poi arrivare "fuori sacco" il decreto legislativo per la riforma degli enti per l'internazionalizzazione su cui fino all'ultimo il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha cercato l'intesa con gli Esteri.

Di certo, resta a metà strada il ddl annuale per la concorrenza, sul quale il governo peraltro è in ritardo di quasi otto mesi sulla tabella di marcia prevista dalla legge sviluppo del 2009. Un confronto serrato, segnato dalle forti perplessità del ministro dell'Economia Giulio Tremonti (e non solo), avrebbe determinato il rallentamento. In mattinata, il premier ha ricevuto proprio Tremonti, insieme a Romani, per esaminare il pacchetto da portare al Cdm. La legge sulle liberalizzazioni, impostata dallo Sviluppo economico in gran parte sulla riforma della rete dei carburanti, sarebbe parsa a Berlusconi ancora debole, di qui l'intenzione di ampliarla con il contributo di altri ministri. Al tempo stesso, però, sarebbero giunti diversi rilievi tecnici dal ministero dell'Economia; lo stesso Tremonti avrebbe manifestato dubbi sul potenziamento delle misure, in assenza di risorse, e sulla possibilità stessa di licenziare già oggi il provvedimento, un "omnibus" con tanti correttivi ma senza impatti dirompenti.

Lo Sviluppo economico ha lavorato al ddl accorpando misure per settori diversi. Nella bozza di 25 articoli, di cui Il Sole-24 Ore è in possesso, c'è la rete dei carburanti, ma anche gli appalti, i concorsi a premio in tv, le vendite promozionali, i poteri dell'Antitrust in materia di pubblicità ingannevole, la tutela dei consumatori sulla clausola di massimo scoperto bancario, obblighi di pubblicità dei prezzi sui farmaci da banco, obblighi di trasparenza sul conflitto di interesse dei manager nelle società del credito e assicurazioni. In questi ultimi giorni, prima del confronto di ieri, si è esaminata anche la possibilità di stralciare le misure sui carburanti, per farle confluire in un decreto legge. Se ne riparlerà, evidentemente, anche dopo le valutazioni di oggi a Palazzo Chigi.

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Marcegaglia: ora cantieri aperti e liberalizzazioni

Far partire subito i cantieri, andare avanti con le liberalizzazioni e semplificazioni normative.

Tags Correlati: Concorrenza | Confindustria | Consiglio dei Ministri | Ecco | Giulio Tremonti | Ministero per gli Affari Regionali | Paolo Romani | Raffaele Fitto

 

Le liberalizzazioni, così come ipotizzate, richiederebbero un'istruttoria più articolata, sia per definire gli aspetti politici sia altri più strettamente tecnici. È il caso ad esempio dell'ipotizzata borsa telematica della logistica petrolifera e della ridefinizione dell'intera rete di distribuzione che avrebbero bisogno di un confronto aperto con l'amministrazione delle dogane. Difficile, poi, valutare l'impatto, anche finanziario, dell'obbligo di dotare ogni distributore anche i più piccoli, dei self service, e quello dell'allargamento delle stazioni di servizio al "non oil" (vendita di tabacchi e giornali).

Dubbi anche sull'impatto dell'articolo 11 relativo alle operazioni e ai concorsi a premio. Senza considerare l'assenza di una più attenta valutazione dell'amministrazione competente nella gestione del mercato dei giochi, la norma del ddl prevederebbe una riassegnazione di risorse direttamente allo Sviluppo economico, seguendo di fatto una procedura oggi inusuale. Non convincerebbero neanche i nuovi poteri sanzionatori da attribuire all'antitrust, così come la possibilità per il garante della concorrenza di poter indicare al governo le possibili leggi regionali da impugnare. Un approfondimento di rito lo richiederebbe anche l'articolo 10 sulle clausole bancarie sul massimo scoperto.

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