La produttività non ha sempre familiarità con il family business. A pensarlo, sono i Lualdi. Gabriele, 67 anni, titolare e presidente della Lima (protesi ortopediche), è il papà. Sua figlia Carlotta fa il medico, la sorella Valentina lavora in una controllata, guidata dal fratello Tommaso. Che ha preferito, per ora, non guidare la società principale del gruppo.

Un'auto-estromissione, per quanto momentanea, comune a poche altre imprese italiane, dove di solito il figlio, qualunque livello di competenza abbia, succede al padre. Alla Lima, come amministratore delegato, Gabriele Lualdi ha scelto di chiamare Stefano Alfonsi, che in Johnson & Johnson guidava la divisione ortopedica. La società di San Daniele del Friuli, specializzata in protesi ortopediche (anche, ginocchia e spalle in titanio, in ceramica e in polimeri), ha avviato l'iter per la quotazione al segmento Star della Borsa Italiana. Il progetto ha la supervisione di Mediobanca e Credit Suisse. «L'innesto dirigenziale - spiega Gabriele - è stato fondamentale per dare razionalità ed efficienza a una holding che controlla 17 società operative».

Nel 2008 il fatturato era di 57 milioni. Fra crescita per linee interne e acquisizioni, i ricavi consolidati nel 2010 sono ammontati a 74 milioni. «Nonostante questa espansione - aggiunge Lualdi - siamo riusciti a conservare un margine operativo lordo compreso fra il 23 e il 25% del fatturato». I Lualdi, che oggi danno lavoro a 600 persone e ottengono all'estero il 65% dei ricavi, hanno scelto un modello di sviluppo che tende all'apertura del capitale e all'innesto di competenze esterne. «Alfonsi - afferma Lualdi - non è solo un manager esterno, ma viene dalla cultura manageriale di una grande multinazionale». Un nuovo capitolo, di marca anglosassone, in una vicenda familiare molto italiana che inizia con il nonno, Carlo Leopoldo, già direttore di una fabbrica di proiettili, che nel dopoguerra diventa socio di una clinica medica nelle valli friulane.
(P.Br.)

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