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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2012 alle ore 16:32.

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NEW HAVEN – Da sempre la nazione più frammentata sulla faccia della Terra, la Cina si appresta ora a diventare più coesa grazie ai nuovi mezzi di comunicazione della Rete. La comunità di Internet si sta espandendo a super-velocità, con profonde implicazioni per l’economia cinese, per non parlare delle norme sociali e del sistema politico del Paese. Questo genio non può essere rinfilato nella bottiglia; una volta tirato fuori, non torna indietro.

Il passo della trasformazione è eccezionale. Secondo Internet World Stats, il numero di internauti in Cina è più che triplicato dal 2006 e ha rapidamente toccato i 485 milioni a metà del 2011. La corsa verso Internet è però tutt’altro che finita. A partire dalla metà del 2011, solo il 36% dei suoi 1,3 miliardi di utenti si collegava a Internet – ben lontano dall’80% di utenti registrati in Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti.

Considerato il netto calo di costi per Internet (si stima che gli internauti cinesi supereranno gli utenti del computer entro il 2013) e il forte incremento dell’urbanizzazione e dei redditi pro capite, non è impensabile aspettarsi che il tasso di diffusione di Internet in Cina superi la soglia del 50% entro il 2015. Sarebbe come aggiungere quasi tre quarti di tutti gli internauti esistenti negli Usa.

I cinesi non navigano su Internet in modo casuale e irregolare. Coerentemente con ciò che il teoretico di social-network Clay Shirky ha chiamato propensione della società a scoprire il «surplus cognitivo» insito nelle attività della Rete, secondo uno studio diffuso dal China Internet Network Information Center gli internauti cinesi navigano in media 2,6 ore al giorno – un’ora piena in più rispetto al tempo che trascorre in media davanti alla televisione un cittadino cinese tra i 15 e i 49 anni.

Si stima che i microblog cinesi (gli equivalenti locali dei più famosi social network), che stanno vivendo un vero e proprio boom, contassero all’incirca 270 milioni di utenti alla fine del 2011. E gli aspetti positivi sono numerosi. A livello mondiale circa il 70% di tutti gli internauti è attualmente attivo in qualche forma di microblogging, che rappresenta il segmento di Internet in maggiore crescita. In Cina, tale percentuale corrisponde al 55%.

Quando si tratta della Cina, è sempre facile farsi trascinare dai numeri, soprattutto se legati alla grandezza del Paese. Ma il messaggio qui riguarda le implicazioni legate all’espansione della Rete e non solo alle dimensioni della Cina.

Internet ha un forte potenziale: riveste un ruolo significativo nella nascita della società consumistica cinese – un imperativo strutturale cruciale per l’economia cinese da tempo in squilibrio. L’espansione del web si accompagna a una consapevolezza nazionale delle abitudini di spesa, dei gusti e dei brand – caratteristiche essenziali di qualsiasi cultura consumistica.

Il tasso di consumo dell’economia cinese, inferiore al 35% del Pil, è il più basso di qualsiasi altro grande Paese. L’impennata dell’uso di Internet in Cina potrebbe agevolare le iniziative a favore dei consumi lanciate dal Dodicesimo Piano quinquennale recentemente emanato.

Internet potrebbe altresì consentire comunicazioni più libere e aperte, una maggiore mobilità, una rapida e trasparente diffusione delle informazioni, e sì, anche l’individualità. La leadership cinese è stata sempre esplicita nel sollevare preoccupazioni sulle crescenti disuguaglianze che potrebbero altrimenti nascondere lo sviluppo di ciò che chiamano una società più armoniosa. La Rete potrebbe essere un mezzo potente per aiutare la Cina ad unire le forze e raggiungere questo obiettivo.

Infine, Internet ha il potenziale di essere uno strumento di cambiamento politico. Si tratta di una considerazione logica per qualsiasi Paese coinvolto nella Primavera araba dello scorso anno, che in numerosi Paesi (soprattutto in Tunisia e in Egitto) è stata agevolata dalla mobilitazione in Rete.

Mentre la riforma dello stato monopartitico cinese è sempre stata vista come un obiettivo importante nella moderna Cina – dalla cosiddetta Quinta modernizzazione di Wei Jinsheng alla fine degli anni Settanta ai recenti discorsi del premier Wen Jiabao – il progresso è stato limitato. Cambierà questa situazione se la Cina abbraccerà Internet?

La Cina non fa eccezione nel richiedere leadership, responsabilità e dinamismo come condizioni di stabilità politica. La sua comunità di internauti in rapida espansione ha ripetutamente risvegliato la consapevolezza nazionale sulle difficili questioni locali. Tutto ciò si è reso particolarmente evidente nei postumi del terremoto di Sichuan nel 2008, nelle violenze etniche scoppiate nello Xinjiang nel 2009 e nel disastro ferroviario di Wenzhou nel 2011.

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