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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2012 alle ore 18:11.

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BEIJING – Dal luglio 2005 fino allo scorso dicembre, il valore del renminbi cinese (RMB) è cresciuto in maniera costante. Ma poi il RMN è sceso inaspettatamente, precipitando per 11 sedute di fila al fondo della banda di oscillazione giornaliera fissata dalla Banca Popolare Cinese (PBoC). Anche se il RMB ha poi ripreso la sua precedente traiettoria di lenta valutazione, l’episodio potrebbe aver segnato un cambio permanente nel trend del tasso di cambio.

Fino a quando la Cina aveva un surplus commerciale e riceveva afflussi netti di investimenti diretti esteri, il RNB subiva una pressione al rialzo. I flussi di capitali a breve termine avevano un impatto modesto sulla direzione del tasso di cambio del RMB.

C’erano due regioni per questo. In primo luogo, grazie alla presenza in Cina di un regime efficace – benché poroso - di controllo del capitale, la cosiddetta moneta calda a breve termine (i capitali che arrivano in Cina finalizzati all’arbitraggio, alla ricerca di rendite, alla speculazione) non potevano entrare (e poi uscire) liberamente e repentinamente. In secondo luogo, i flussi di capitali a breve termine di solito rafforzerebbero piuttosto che indebolire la pressione al rialzo sul tasso di cambio del RMB, poiché gli speculatori, convinti di un approccio graduale verso la rivalutazione da parte della Cina, scommettono sulla valorizzazione della valuta.

Allora ci domanda come mai, se in Cina vi era ancora un discreto avanzo del conto delle partite correnti ed un surplus di capitale a lungo termine, il RMB si è improvvisamente svalutato, costringendo la BPC ad intervenire (anche se non con grande forza) in modo da evitare un suo crollo ulteriore?

Molti economisti esterni hanno sostenuto che il deprezzamento di dicembre si stato l’esito della scommessa da parte degli investitori che i politici cinesi, di fronte alla prospettiva di atterraggio duro dell’economia, avrebbero rallentato se non fermato la rivalutazione della moneta. Ma se ciò fosse vero, a questo punto si dovrebbero vedere flussi importanti di capitale a lungo termine in uscita ed ingenti vendite del RMB contro dollari sul mercato cinese dei cambi.

Non si vede nessuna delle due reazioni. E cosa ancora più importante, la lenta ripresa del RMB è riapparsa quasi immediatamente dopo il crollo di dicembre, mentre gli investitori continuano a credere costantemente che l’economia cinese tenda al ribasso.

In realtà, l’improvvisa caduta del RMB di dicembre riflette la liberalizzazione da parte della Cina dei flussi transfrontalieri di capitali. Tale processo ha avuto inizio in Aprile 2009, quando la Cina ha lanciato lo Schema pilota di Trattato Commerciale del RMB (RTSS – RMB Trade Settlement Scheme), che consente alle imprese, specialmente a quelle più grandi, di canalizzare i loro investimenti tra la Cina continentale ed Hong Kong. Di conseguenza, un mercato off-shore del RMB, noto come il CNH market, è stato creato ad Hong Kong a fianco del domestico mercato on-shore, ora denominato CNY market.

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