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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2012 alle ore 18:05.

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L’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, il favorito nella sfida con Obama a novembre, e gli altri candidati del partito, tra cui l’ex Speaker della Camera, Newt Gingrich, sono a favore di una riduzione della spesa, di maggiori riforme dei programmi di governo, di una riduzione delle tasse, di un’espansione del commercio e di meno regolamentazioni con target più specifici rispetto ad Obama.

Romney, ad esempio, ha stilato un programma economico dettagliato di 59 punti tra cui un tetto sulla spesa federale pari al 20% del PIL che richiederebbe riduzioni simili a quelle effettuate negli anni ’80 e ’90. Gingrich e gli altri repubblicani hanno un’agenda persino più aggressiva sui tagli alle tasse e sulla riduzione dell’entità e degli obiettivi del governo. L’eventuale candidato farebbe meglio ad incorporare nella sua campagna le idee migliori e le personalità di spicco dei suoi oppositori.

Una vittoria presidenziale repubblicana insieme al controllo repubblicano della Camera dei Rappresentanti e del Senato porterebbero quasi sicuramente ad una riduzione sostanziale, all’abrogazione e alla sostituzione di molte delle iniziative di Obama, a nuovi tentativi di riformare le tasse e la spesa assistenziale e a misure per imporre una maggior disciplina fiscale. Uno dei principali obiettivi di Romney è la riduzione del tasso d’imposta sulle aziende dal 35 al 25%, ovvero pari al livello medio dell’OCSE (gli altri candidati repubblicani vorrebbero una riduzione persino maggiore), che compenserebbe un significativo svantaggio competitivo per il business globale delle multinazionali americane.

Una vittoria repubblicana darebbe inoltre, senza dubbio, una spinta importante all’apertura di maggiori opportunità di ricerca sull’energia all’interno dell’America, cosa che Obama ha sempre ostacolato. Romney ha promesso negoziazioni più dure con la Cina su commercio e valuta, anche se, in termini generali, spingerà sicuramente, per nuovi accordi commerciali più di quanto non abbia fatto l’amministrazione Obama con il sostegno dei laburisti. Tuttavia, se i democratici dovessero mantenere il controllo del Senato, ciò sarà ancor più difficile da realizzare. Inoltre, un presidente repubblicano designerebbe una serie di posizioni politiche chiave, dalla Riserva Federale, al Tesoro, alle agenzie di regolamentazione.

Se Obama dovesse invece essere rieletto ed i repubblicani mantenessero il controllo della Camera dei Rappresentanti e del Senato, la sua agenda legislativa finirebbe per restare lettera morta e trascorrerebbe almeno i prossimi due anni a negoziare le sue riforme ed il suo ritiro. In questo scenario, la gravità del centro politico all’interno del partito repubblicano si sposterebbe verso lo Speaker della Camera, John Boehner, il Presidente della Commissione Bilancio presso la Camera, Paul Ryan, il leader della maggioranza alla Camera, Eric Cantor, ed altri rappresentanti chiave tra cui David Camp, Kevin Brady, e Kevin McCarthy insieme ad altri senatori.

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