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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2012 alle ore 16:32.

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Un’inflazione più alta nei Paesi in surplus e maggiori trasferimenti transfrontalieri di risorse darebbero ai Paesi in deficit più tempo, consentendo alle riforme strutturali di produrre risultati e riducendo la necessità di deflazione. Ma i Paesi in surplus del Nord Europa rifiutano questo approccio, temendo che tale azione rallenti la pressione sui Paesi debitori del Sud Europa ad intraprendere innanzitutto le riforme strutturali.

Oltre agli specifici problemi legati all’unione monetaria, esiste altresì una dimensione globale connessa alle sfide che dovrà affrontare l’Europa: la tensione, enfatizzata da autori come Dani Rodrik, Jean Michel Severino e Olivier Ray, tra la politica democratica nazionale e la globalizzazione. Il commercio, la comunicazione e i collegamenti finanziari hanno creato un grado di interdipendenza tra le economie nazionali, che insieme all’enorme vulnerabilità alle oscillazioni dei mercati finanziari, ha limitato la libertà d’azione dei policy maker nazionali di tutto il mondo.

Forse il segnale più drammatico di questa tensione è giunto quando l’allora primo ministro greco, George Papandreou, annunciò un referendum sul pacchetto politico proposto per consentire alla Grecia di restare nell’Eurozona. Pur non obiettando i meriti dei referendum nel processo decisionale, il vero problema è stato quello di intavolare un dibattito politico per diverse settimane, quando i mercati si muovono in ore o minuti. Sono bastate meno di 24 ore perché la proposta di Papandreou collassasse sotto la pressione dei mercati finanziari (e dei timori che i leader europei hanno nei confronti dei mercati).

In tutto il mondo, lo stock di asset finanziari è diventato così consistente, rispetto ai flussi di reddito nazionale, da consentire ai movimenti dei mercati finanziari di travolgere numerosi Paesi. Anche le economie più grandi sono vulnerabili, soprattutto se dipendono fortemente dai finanziamenti concessi con l’emissione di debiti. Se, per qualche ragione, i mercati finanziari e/o la banca centrale cinese dovessero improvvisamente rifiutare i buoni del Tesoro americani, i tassi di interesse schizzerebbero alle stelle, gettando l’economia americana in recessione.

Essere creditori non esime però da eventuali problemi. Se la sete americana di esportazioni cinesi collassasse all’improvviso a causa di un panico finanziario negli Stati Uniti, la Cina stessa si ritroverebbe in seri guai economici.

Queste minacce interconnesse sono reali e richiedono una cooperazione globale più forte in termini di politica economica. I cittadini, tuttavia, desiderano capire cosa succede, discutere delle diverse linee politiche e dare il proprio consenso alle varie modalità di cooperazione proposte. Serve quindi una forma di politica che sia maggiormente sovranazionale, per includere nuovamente i mercati nei processi democratici, come è accaduto durante il corso del ventesimo secolo con la politica nazionale e i mercati nazionali.

La portata di questa sfida diventa evidente se si osserva quanto sia difficile coordinare le politiche economiche anche nell’Unione europea, che si è mossa più rapidamente di qualsiasi altro gruppo di Paesi verso una cooperazione sovranazionale. Ciò nonostante, a meno che non si verifichi un rallentamento o una parziale inversione di tendenza della globalizzazione –
fatto alquanto improbabile e indesiderato nel lungo periodo – il tipo di politica oltre i confini cui ambisce l’Europa diverrà una necessità globale.

Forse la crisi europea sta solo dando un assaggio di quello che sarà il dibattito politico centrale della prima metà del ventunesimo secolo: risolvere la tensione tra mercati globali e politica nazionale.

Kemal Derviþ è stato ministro dell’economia in Turchia, capo del programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e vice presidente della Banca mondiale. Attualmente riveste la carica di vice presidente e direttore di Global Economy and Development Program presso il Brookings Institution.

Copyright: Project Syndicate, 2012.www.project-syndicate.orgTraduzione di Simona Polverino

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