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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2012 alle ore 16:22.

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BRUXELLES – Il gioco della caccia al colpevole in Europa non è ancora cominciato. Un accordo tra la Grecia ed i suoi creditori privati ed i suoi finanziatori pubblici le permetterà di rispettare la prossima scadenza del pagamento del debito del 20 marzo. Bisognerebbe congratularsi con gli europei per un passo avanti importante nella direzione del realismo. I creditori privati hanno accettato un taglio di più di 50% dei loro crediti ed una riduzione dei tassi d’interesse, portando l’esenzione totale del debito a più di due terzi.

Tuttavia, mentre una soluzione è stata trovata in extremis, molte persone credono che ciò non farà altro che posporre il giorno della resa dei conti, poiché la Grecia non metterà in atto l’austerità promessa e, alla fine, o deciderà di uscire dall’Eurozona o ne sarà buttata fuori a seguito di un eventuale default. Perfino prima dell’ultimo accordo, i leader politici olandesi e finlandesi, e qualcuno in Germania, si chiedevano a voce alta per quale ragione la Grecia dovrebbe rimanere nell’euro. Ad Atene, l’esasperazione ha raggiunto nuovi picchi, e l’amarezza delle dispute ha iniziato echeggiare pericolosamente i dibattiti rabbiosi circa i risarcimenti della Germania negli anni 20.

Chi ha perso la Cina? chiesero gli strateghi americani negli anni ’50, a seguito della vittoria dei comunisti di Mao Zetung nel 1949. Gli europei, allo stesso modo, presto potrebbero iniziare a porsi la stessa domanda rispetto alla Grecia.

Il colpevole principale sono gli stessi Greci. L’inettitudine dei loro politici ha scandagliato nuove profondità, il patronaggio ha avvelenato il governo, l’indice di corruzione di Trasparenza Internazionale classifica il loro Paese come ottantesimo al mondo, e, nel Settembre 2011, il Ministero del Tesoro Greco ha portato avanti solo 31 delle 75 audizioni fiscali delle persone ad alto reddito promesse per l’intero anno.

Tuttavia sarebbe troppo facile finirla qui e assolvere il resto dell’Europa dalle proprie colpe. Il primo errore dei funzionari europei è stato di procrastinare per mesi, per poi produrre nient’altro che un programma d’assistenza irrealistico che prevedeva il ritorno della Grecia sui mercati dei capitali entro il 2013. È ormai chiaro che ci vorranno anni, forse un decennio, per riformare l’economia e correggere i suoi squilibri.

Il secondo errore dell’Europa è stato la sua risposta incoerente alla crisi di solvibilità. Due strategie erano possibili: una riduzione anticipata del debito sovrano della Grecia, in modo da ripristinare la solvibilità rapidamente, oppure una mutualizzazione del debito greco in modo da preservare la reputazione collettiva di tutti i debiti sovrani dell’eurozona. In entrambi i casi la strategia sarebbe stata coerente ma la Germania e la Francia si sono accordate per un mix delle due, che non lo era più. I tedeschi ed i francesi si sono comportati come se la Grecia fosse solvibile e le hanno dato un prestito ad un tasso d’interesse punitivo, cosa che ha ancora peggiorato la situazione. Ci sono voluti 18 mesi per abbandonare questa politica.

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