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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2012 alle ore 07:00.

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L'assessore all'Economia della Regione Sicilia, Gaetano Armao (Imagoeconomica)L'assessore all'Economia della Regione Sicilia, Gaetano Armao (Imagoeconomica)

Ridare fiato all'economia regionale con l'iniezione di una dose equilibrata di denaro pubblico. Per sbloccare la spesa dei fondi europei e per sostenere le imprese siciliane strette tra il credit crunch e l'assenza di infrastrutture materiali e immateriali che ne aiutino lo sviluppo. È questa la ricetta dell'assessore all'Economia Gaetano Armao.
I dati sul Prodotto interno lordo siciliano sono veramente drammatici e quelli sul bilancio regionale sono molto preoccupanti. Quali sono le proposte o i progetti per ribaltare la situazione?
Il governo nazionale sta cercando di curare un cardiopatico grave che ha avuto una polmonite. Ma la cura rischia di essere peggiore del male. Se non arriva la giusta cura entro pochi mesi la Sicilia arriverà alla deflagrazione civile. Senza investimenti non si va avanti e puntare solo sui fondi Ue, che sono aggiuntivi e non sostitutivi, è sbagliato. Serve una sana politica keynesiana: tagliare gli investimenti in questo momento è letale.

L'emergenza vera riguarda ormai la spesa dei Fondi europei: si era partiti con l'idea di una spesa qualificata e si è arrivati a non spendere quasi niente mentre la Sicilia resta carente di infrastrutture, di opere di contesto che possano aiutare le imprese e i territori a crescere.
Il problema è quello del Patto di stabilità. Non possiamo stare su una macchina su cui premiamo contemporaneamente l'acceleratore e il freno: il patto ci impone di ridurre la spesa di 1,3 miliardi ma se dobbiamo compartecipare alla spesa per fondi Ue non possiamo ridurre alcunché. Un miliardo l'anno di quella che possiamo chiamare franchigia non basta. Ci viene rimproverata una certa lentezza: ma la Bei e il Fei per istruire le pratiche neanche tanto complesse dei fondi Jessica e Jeremie hanno impiegato due anni.
Resta un anno di governo, si può stilare una piccola lista di priorità. Diamo tre punti da risolvere subito per uscire dall'emergenza.

Posso dire quello che stiamo facendo subito noi per mettere il sistema imprenditoriale nelle condizioni di crescere, Abbiamo, per esempio, predisposto un disegno di legge che istituisce un fondo di garanzia presso l'Irfis-Finsicilia a sostegno degli investimenti con priorità a quelli nel settore del piccolo fotovoltaico: il disegno di legge andrà in commissione all'Ars in settimana. E poi c'è la questione dei Consorzi fidi: abbiamo chiesto di utilizzare i fondi europei per sostenere i Confidi e stiamo aspettando.
Recentemente si è parlato di paralisi delle autorizzazioni e di impedimenti burocratici anche per grandi opere strategiche nella nostra regione: quali passi bisogna fare per evitare queste lentezze dannose per lo sviluppo?
La normativa regionale fa un rinvio dinamico a quella nazionale: non c'è una disciplina differenziata. Tutti gli assessorati hanno ormai i regolamenti attuativi della riforma che abbiamo fatto. Se si vuole fare qualcosa in più dobbiamo essere severi e verificare. Alla Regione lavorano tante persone perbene e oneste. Ma l'apparato burocratico in alcuni casi è clientelare e in altri addirittura corrotto. Ed è questo il motivo di certi ostacoli.

Troppo pubblico nel settore privato, si dice: quali risultati ha dato il piano di riordino delle partecipate.
Abbiamo ridotto le partecipate della regione da 34 a 14 ma possiamo fare di più. Io conto con la legge finanziaria di arrivare sotto i dieci. Ci sono dei settori, come quello dell'acqua, in cui la regione deve fare una scelta precisa anche sulla base del referendum.
Il credito: è nato l'Irfis-Finsicilia, sul modello di altre finanziarie di altre regioni ma le imprese pare non siano molto soddisfatte...
Sul credito stiamo provando a intervenire con diverse misure come il microcredito e i fondi di cui ho parlato prima. Il nostro osservatorio ha registrato un credit crunch di quasi un miliardo nell'ultimo trimestre del 2011. Un progetto su cui stiamo lavorando è quello di creare un fondo di private equity sulle ceneri di Cape: l'Irfis comprerà la partecipazione del socio privato Cimino che, come è noto, ha avuto problemi giudiziari.

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