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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2012 alle ore 13:16.
La capitalizzazione del debito attraverso i debt-equity swaps sarebbe un modo di gran lunga migliore per la ricapitalizzazione delle banche. Piuttosto che imporre i costi delle perdite della BCE e del FESF sui contribuenti europei, i creditori delle banche potrebbero concedere un pò dei loro crediti in cambio di azioni da parte dei banchieri. La capitalizzazione del debito soccorre le banche senza salvare gli azionisti.
Idealmente i creditori delle banche non perdesrebbero i loro soldi, perché i loro crediti a tasso fisso sarebbero riconvertiti in azioni bancarie di pari valore. Questo si verificherebbe fino a quando le perdite delle banche si mantenessero al di sotto del loro capitale azionario, Una vera perdita verrebbe inflitta ai creditori di una banca solo se le perdite deducibili sui titoli tossici superassero il patrimonio della banca. Ma anche allora, sarebbe meglio che fossero i creditori a dover sopportare le perdite piuttosto che i contribuenti, perché questo spingerebbe verso una maggior cautela ad effettuare prestiti nel futuro.
La socializzazione del debito pubblico già presenta un rischio per i paesi della zona euro ancora stabili. Fare la stessa cosa con il debito bancario potrebbe spingere nel baratro le economie finora sane, poiché i bilanci delle banche sono molto più grandi del volume del debito pubblico. In Spagna, il debito pubblico in rapporto al PIL è del 69%, ma il debito del sistema delle banche spagnole ammonta al 305% del PIL, circa 3.3 mila miliardi di dollari – più o meno quanto la combinazione del debito pubblico di tutti e cinque i paesi dell’eurozona colpiti dalla crisi.
Mentre l’enorme volume del debito bancario implica che i governi dovrebbero rifuggire dal socializzare i rischi bancari, suggerisce anche che si può chiedere solo ai creditori delle banche di pagare il conto senza che questi ne siano schiacciati. Infatti, se, come si crede, una frazione del patrimonio delle banche sarebbe a rischio, la potenziale capitalizzazione del debito sarebbe minuscola.
Le banche spagnole hanno un capitale azionario del 7% in media nei loro bilanci. Dunque, una capitalizzazione del debito di meno del 7.5% degli investimenti dei creditori sarebbe sufficiente a compensare le perdite delle banche. E anche se fossero esclusi i correntisti delle banche, i cui crediti sono il 39% del bilancio complessivo, la capitalizzazione del debito necessaria a compensare una perdita fino al 100% del patrimonio sarebbe meno del 12% del volume di investimenti dei creditori.
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Interventi di capitalizzazione del debito sono stati utilizzati con successo in molti casi, e seguono procedure fallimentari normali. Oltre ad evitare gli eccessi della pressione ed dell’ingiustizia fiscale, presentano il vantaggio di indurre i banchieri ad adottare una prudente strategia di investimenti, inducendo allo stesso tempo i creditori ad esaminare e scegliere con attenzione le banche cui vogliono far credito.
La cura nel preservare ed accrescere la ricchezza che le attuali generazioni hanno ereditato dai loro antenati è la ragione ultima della crescita economica e per il successo del capitalismo. I massicci interventi pubblici nel corso della crisi hanno minato questo principio, ed hanno probabilmente già distrutto gran parte della ricchezza ereditata.
È tempo di prestare attenzione alle leggi fondamentali dell’economia e porre fine all’imprudenza per cui è stato consentito alle persone incaricate di combattere la crisi di cavarsela. L’Europa non ha bisogno di una unione bancaria al di fuori di un sistema di regolamentazione comune.
Hans-Werner Sinn è Professore di Economia e Finanza Pubblica, Università di Monaco di Baviera, e Presidente dell’Istituto.
Copyright: Project Syndicate, 2012.www.project-syndicate.org
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