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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2012 alle ore 17:18.

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CAMBRIDGE – Sin dagli albori dell’era industriale, ricorre la paura che il cambiamento tecnologico generi disoccupazione di massa. Gli economisti neoclassici predissero che ciò non si sarebbe verificato, perché le persone avrebbero trovato altri lavori, anche se dopo un lungo periodo di adattamento doloroso. In linea di massima, la previsione si è rivelata corretta.

Duecento anni di innovazioni straordinarie fin dagli albori dell’era industriale hanno prodotto l’aumento del tenore di vita della gente comune in gran parte del mondo, senza alcuna tendenza ad un forte incremento della disoccupazione. Si, ci sono stati molti problemi, in particolare periodi di impressionanti disuguaglianze e di guerre sempre più terribili. A conti fatti, però, in gran parte del mondo, le persone vivono più a lungo, lavorano un numero di ore molto inferiore, e in generale conducono una vita più sana.

Ma non si può negare che al giorno d’oggi il cambiamento tecnologico ha avuto un’ accelerazione, che potrebbe portare a dislocazioni più radicali e profonde. In un articolo molto citato del 1983, il grande economista Wassily Leontief si preoccupava del fatto che il ritmo della moderna evoluzione tecnologica sia così veloce da far diventare molti lavoratori, incapaci di adeguarsi, semplicemente obsoleti, come i cavalli dopo l’avvento dell’automobile. Milioni di lavoratori sono forse destinati a diventare merce di scarto come una volta i cavalli destinati alle fabbriche di colla?

Poiché i salari asiatici aumentano, i dirigenti industriali stanno già cercando l’opportunità di sostituire gli impiegati con dei robot, anche in Cina. Dato che l’avvento degli smartphone a buon marcato alimenta il boom dell’accesso ad internet, gli acquisti online elimineranno un vasto numero di posti di lavoro nella vendita al dettaglio. Un calcolo approssimativo suggerisce che, in tutto il mondo, il cambiamento tecnologico potrebbe portare facilmente alla perdita di 5- 10 milioni di posti di lavoro ogni anno. Fortunatamente, fino ad ora, le economie di mercato si sono dimostrate incredibilmente flessibili nell’assorbire l’impatto di questi cambiamenti.

Un esempio particolare ma forse istruttivo proviene dal mondo degli scacchi professionisti. Negli anni settanta e negli anni ottanta, molti temevano che i giocatori sarebbero stati sorpassati se e quando i computer fossero stati in grado di giocare a scacchi meglio degli esseri umani. Alla fine, nel 1997, il computer dell’IBM Deep Blue sconfisse il campione del mondo Gary Kasparov in una partita lampo. Ben presto, i potenziali sponsor degli scacchi cominciarono a tirarsi indietro dal pagare milioni di dollari per ospitare partite di campionato tra esseri umani. Non è il computer il campione del mondo, chiedevano?

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