Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2012 alle ore 18:17.
La divisione dell’economia in macroeconomia (lo studio delle prestazioni economiche, della struttura, del comportamento, del processo decisionale a livello nazionale, regionale o globale) e microeconomia (lo studio dell’allocazione delle risorse da parte delle famiglie e delle aziende) è fondamentalmente incompleta e fuorviante. Ma esistono almeno altre due divisioni dell’economia che sono state ignorate: la mesoeconomia e la metaeconomia.
La mesoeconomia studia gli aspetti istituzionali dell’economia che non vengono contemplati dalla micro o dalla macroeconomia. Presupponendo una competizione perfetta, informazioni complete e costi di transazione pari a zero, l’economia neoclassica non contempla la necessità che istituzioni come tribunali, partiti e religioni trattino i problemi economici cui devono far fronte le persone, le aziende e i paesi.
Gli economisti Kurt Dopfer, John Foster e Jason Potts hanno invece sviluppato una in cui un sistema economico è una popolazione di regole, una struttura di regole e un processo di regole. La caratteristica più importante della struttura mesoeconomica è quella di studiare l’attuale intreccio di contratti, formali o informali, in famiglia, società, mercato, istituzioni civili e sociali. In questo modo si crea un collegamento naturale tra micro e macroeconomia, perché le regole a livello microeconomico e le istituzioni implicano solitamente conseguenze a livello macroeconomico.
La metaeconomia va ancora oltre, studiando gli aspetti funzionali più profondi dell’economia, intesa come un complesso sistema vivente interattivo e olistico. Fa domande come perché un’economia sia più competitiva e sostenibile di altre, come e perché le strutture di governance delle istituzioni evolvano, e come la Cina sia riuscita a sviluppare quattro reti di fornitura su scala globale nel manifatturiero, nelle infrastrutture, nella finanza e nei servizi pubblici in un così breve lasso di tempo.
Per studiare i principi profondi che si nascondono dietro il comportamento umano, la metaeconomia richiede l’adozione di un approccio aperto, sistemico ed evolutivo, e il riconoscimento dell’economia reale come sistema vivente e complesso insito in altri sistemi. Ciò è difficile, perché le statistiche ufficiali misurano male, o semplicemente non misurano, molte delle regole e delle pratiche nascoste dell’economia reale.
Le misurazioni del Pil, ad esempio, ignorano attualmente i costi della sostituzione delle risorse naturali, l’inquinamento e la distruzione della biodiversità. Inoltre, è comune presumere nella politica pubblica come ciò che non venga facilmente misurato a livello statistico sia insignificante o inesistente. Le analisi statiche, lineare e chiuse applicate a sistemi aperti, non lineari, dinamici e interconnessi sono destinate ad essere errate e incomplete.
L’economista britannico Fritz Schumacher ha capito che le istituzioni umane, in quanto strutture complesse con un governo dinamico, richiedono analisi sistemiche. Ha definito la metaeconomia come l’umanizzazione dell’economia tenendo conto della necessità di un ambiente sostenibile; ha quindi incluso elementi di filosofia morale, psicologia, antropologia e sociologia che trascendono i confini della massimizzazione dei profitti e la razionalità individuale.
In modo analogo, Eric Beinhocker, dell’ , di recente apertura, difende la causa di un nuovo modo di vedere e comprendere il mondo economico. Un approccio di questo genere richiede l’inclusione di psicologia, antropologia, sociologia, storia, fisica, biologia, matematica, informatica e di altre discipline che studiano i complessi sistemi adattivi.
Crediamo che la struttura dell’micro-macro-meso-metaeconomia – ciò che chiamiamo econosistema – sia il modo più completo di analizzare le economie umane, intese come sistemi viventi complessi che si evolvono all’interno di sistemi naturali complessi che cambiano in maniera dinamica. Questa struttura risulta particolarmente utile per analizzare l’evoluzione di economie antiche ma ri-emergenti come la Cina e l’India, che sono abbastanza grandi da avere un impatto profondo sulle altre economie e sul nostro ambiente naturale.
Traduzione di Simona Polverino
Andrew Sheng è presidente del Fung Global Institute. Xiao Geng è direttore scientifico del Fung Global Institute.
Copyright: Project Syndicate, 2012.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Italia
Agenzia delle Entrate sotto scacco, rischio «default fiscale»
-
L'ANALISI / EUROPA
L'Unione non deve essere solo un contenitore ma soggetto politico
Montesquieu
-
NO A GREXIT
L’Europa eviti il suicidio collettivo
-
Il ministro dell'Economia
Padoan: lavoreremo alla ripresa del dialogo, conta l’economia reale
-
LO SCENARIO
Subito un prestito ponte
-
gli economisti
Sachs: la mia soluzione per la Grecia









