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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2012 alle ore 16:47.

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PRINCETON – Le autorità portoghesi recentemente hanno fatto un’offerta preventiva ai creditori del loro paese: invece di riscattare le obbligazioni in scadenza a settembre 2013, il governo prolungherebbe i rimborsi fino ad ottobre 2015. L’accordo è stato concluso il 3 ottobre, ed è stata considerato test di mercato di successo per il Portogallo. Di recente, le autorità irlandesi hanno condotto operazioni simili, scambiando titoli di credito a breve termine con titoli a scadenza più lunga.

Tali operazioni evidenziano la strategia più ampia del guadagnare tempo. Entrambi i paesi cercano di costruire un profilo più lungo e gestibile per il rientro del loro debito privato, avendo cominciato a rendersi indipendenti dai fondi ufficiali di salvataggio forniti dalla troika (la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale). Gli investitori privati riconoscono la probabilità che i rimborsi vengano protratti, in quanto l’insistere sui termini vigenti potrebbe generare un ammontare insostenibile di interessi sui rimborsi, dalle conseguenze potenzialmente spiacevoli.

Il successo della strategia presuppone che, nel frattempo, la crescita economica rinforzi la capacità di ripagare il debito in futuro. Ci si aspetta che i tassi del debito sia dell’Irlanda che del Portogallo avranno un’ impennata di circa il 120% del PIL nel 2013, dopo di che se ne prevede il calo. Il picco nell’indice e la seguente traiettoria discendente dipendono in modo cruciale dal ritmo assunto dalla crescita economica.

Ma le prospettive di crescita rimangono cupe. Oggi si prevede che l’economia portoghese verrà a contrarsi del 1% nel 2013. Alla fine di giugno, il FMI ha previsto una crescita modesta, ed al momento della conclusione dell’accordo di salvataggio nel maggio 2011, si prevedeva che nel 2013 il PIL sarebbe aumentato del 1.25%.

Tali successive revisioni delle previsioni al ribasso sono diventate un fatto ordinario. Le ultime stime per l’Italia e la Spagna prevedono una contrazione più profonda, prolungata fino al prossimo anno. L’Irlanda va meglio, anche se le previsioni riguardo alla crescita sono state anche loro riviste verso il basso, a poco meno di 0.5% nel 2012 e di 1.4% l’anno prossimo. Inoltre, il PIL irlandese (il reddito a favore dei suoi cittadini, a differenza delle imprese estere operanti in Irlanda) continua a ridursi. Ogni revisione al ribasso comporta il rinvio della data in cui il rapporto debito/PIL raggiungerà il picco massimo.

Oltre il 2013, la crescita deve dipendere sia dall’elisir delle riforme strutturali, che da una forte ripresa dell’economia globale. Ma la ripresa della crescita economica nel breve periodo è improbabile. Cosa fondamentale per l’Europa, il commercio mondiale è stato praticamente stagnante negli ultimi mesi. Nella zona euro sembra che il commercio globale e l’andamento economico si trascinino l’un l’altro verso il basso.

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