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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2012 alle ore 17:31.

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STANFORD – Il passaggio da una leadership politica all’altra in genere segnala o un cambiamento di direzione o continuità. Ma la semplice prospettiva di una tale transizione di solito fa posporre alcune importanti decisioni politiche e blocca alcune attività economiche, in attesa della risoluzione della conseguente incertezza.

Ne è esempio calzante la decennale transizione della leadership cinese, che si è conclusa con il 18° Congresso del Partito Comunista Cinese. E, anche se molti si ricorderanno di quando il passaggio di leadership in Cina costituiva solo una curiosità politica e culturale, con scarse ripercussioni economiche dirette per le maggiori potenze mondiali, quei giorni sono ormai lontani.

Oggi la Cina rappresenta la seconda potenza economica mondiale, e, nonostante un recente rallentamento al 7% della crescita annua del PIL, è superiore a tutti gli altri attori di rilievo. Rimane il centro vitale di assemblaggio della catena di fornitura globale per molti prodotti industriali, come computer e telefoni cellulari, rendendo possibile l’abbassamento dei prezzi per i consumatori di tutto il mondo. Ciò ha reso la China un partner commerciale di importanza strategica per gli Stati Uniti, per la maggior parte dei paesi europei, e per molte altre economie, oltre ad aver posizionato il paese al centro degli scambi commerciali interasiatici e delle dinamiche delle filiere di fornitura.

Inoltre, la Cina si poggia su circa –in gran parte in dollari, ma anche in altre valute principali- grazie alle grandi dimensioni del suo surplus commerciale degli ultimi decenni. Questo sostiene il finanziamento del deficit della bilancia commerciale di altri paesi e gli investimenti interni (molti dei suoi beneficiari hanno deficit di bilancio di grandi dimensioni che riducono il risparmio nazionale al di sotto degli investimenti interni).

Le riforme di Deng Xiaoping hanno messo in moto il più rapido miglioramento economico della storia umana e, con esso, l’emergere di una classe media ampia ed in crescita. Questo rende la Cina un’importante opportunità di mercato per una vasta gamma di imprese estere – tra cui i produttori di automobili, i fornitori di tecnologia, le istituzioni finanziarie, le compagnie energetiche, e gli esportatori di beni agricoli. E le imprese cinesi –troppo spesso di proprietà statale- sono alla ricerca di maggiori possibilità di investimento all’estero, all’interno dei più importanti settori industriali, in particolare quello energetico.

Un sottoprodotto della spettacolare crescita cinese è stato il sorgere di tensioni economiche con gli altri paesi. La politica dei cambi della Cina ed il suo sono state le principali questioni affrontate nel corso delle elezioni americane, inoltre la preoccupazione per gli investimenti esteri cinesi è presente ovunque nel mondo. L’ Organizzazione Mondiale del Commercio ha accolto , ed il Canada ha prolungato la revisione dell’offerta della China National Offshore Oil Corporation per l’acquisto di Nexen, compagnia canadese produttrice di petrolio e gas. Nonostante l’adesione della Cina all’OMC, molte imprese straniere si trovano di fronte a restrizioni nei confronti di una loro espansione in quel paese, oppure sono costrette a cooperare con imprese cinesi.

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