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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2013 alle ore 16:49.

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STANFORD – Una società di successo ha bisogno di un governo accessibile ed efficace in grado di svolgere le sue funzioni fondamentali in modo efficiente. Per contro, un governo che si espande troppo, centralizzato, burocratico e costoso compromette l’economia privata pregiudicando l’iniziativa e la responsabilità individuale, disperdendo gli investimenti privati, il consumo e la beneficenza e danneggiando gli incentivi con tassi di interesse elevati. E rischia, inoltre, di estromettere funzioni governative essenziali come la difesa. Questa è in realtà la sintesi dell’Europa di oggi e dell’America che si trova a breve distanza.

La morte recente di James M. Buchanan, il padre della teoria economica della scelta pubblica, ci dà l’occasione per riflettere sui suoi saggi avvertimenti. Buchanan vinse il Premio Nobel nel 1986 per aver applicato allo studio del governo e del comportamento dei funzionari statali la stessa analisi rigorosa che gli economisti avevano da tempo applicato al processo decisionale economico privato. Le conclusioni di Buchanan furono che il perseguimento degli interessi personali porta inevitabilmente a scarsi risultati.

La teoria di Buchanan si opponeva in modo evidente non solo al principio di Adam Smith secondo cui il perseguimento dei propri fini, condotto per mano invisibile, porta a dei risultati sociali auspicabili, ma anche all’approccio dominante determinato da un’analisi delle politiche secondo cui il governo sarebbe un pianificatore benevolo che applica soluzioni da manuale ai fallimenti del mercato.

Secondo questa prospettiva, la mancata internalizzazione totale dei costi delle azioni private da parte del mercato, (l’inquinamento ambientale ne è il classico esempio), potrebbe presumibilmente essere compensata da una tassa o una sovvenzione ottimale. Pertanto, nel caso in cui un contesto di monopolio limiti la produzione e contribuisca ad aumentare i prezzi, basta regolamentare le aziende e le industrie. Quando, invece, una domanda debole porta alla recessione, è sufficiente apportare un aumento della spesa pubblica e/o applicare una riduzione delle tasse pari allo stesso importo determinato da un moltiplicatore keynesiano per avere, in tempi brevi, una ripresa economica.

Buchanan considerava questa logica come un’analisi romantica. Ha, infatti, dimostrato che i funzionari politici (così come chiunque altro), sono spinti da interessi personali e governati dalle regole e dai limiti imposti dal loro contesto economico. I nuclei familiari hanno dei limiti di budget, mentre le aziende hanno limiti tecnologici, competitivi e di bilancio. Per i politici, la capacità di esercitare il potere, per soddisfare i propri interessi o ai fini di un interesse particolare, è limitata dalla necessità di dover essere eletti.

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