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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2013 alle ore 20:48.

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Un nuovo saggio degli economisti europei Rafael Lalive, Simon Luechinger e Armin Schmutzler sugli effetti di un incremento dei servizi ferroviari, pubblicato sul sito Vox Web, fa un uso intelligente degli esperimenti naturali offerti da modifiche della proprietà e della normativa in Germania. I risultati non sono una gran sorpresa – un uso più frequente dei servizi ferroviari riduce drasticamente l'inquinamento e altri costi associati alle automobili – ma è bene avere studi solidi a supporto delle nostre intuizioni.

E posso dire che questo è un argomento che meriterebbe molta più attenzione? Faccio ammenda: è un bel po' di tempo che non scrivo su questi argomenti e mi concentro principalmente sulla crisi economica, che al momento ha la priorità su tutto. Ma sappiamo, con la stessa sicurezza con cui sappiamo qualsiasi altra cosa in economia, che il mercato ha grossi limiti in questo ambito, che ogni volta che una persona sceglie di guidare l'auto durante l'ora di punta infligge costi enormi agli altri automobilisti, a noi che respiriamo l'aria e così via.

Idealmente, la risposta dovrebbe essere trovare gli incentivi giusti e imporre tasse di circolazione cospicue per chi guida l'auto in zone congestionate. Anche senza queste misure, la convenienza del trasporto pubblico è enorme: se facessimo bene i conti, prendendo in considerazione tutti i benefici, il servizio Northeast Corridor della Amtrak (le ferrovie americane), che fa soldi comunque, sarebbe visto come una manna dal cielo per la società, e progetti come il tunnel ferroviario sotto il fiume Hudson per collegare New York e il New Jersey sarebbero una scelta scontata.

E queste esternalità sono evidenti per chiunque. Si può negare il riscaldamento globale (e magari venire puniti nell'altra vita, visto che negare una cosa del genere per meschine ragioni politiche o personali è un peccato quasi inconcepibile), ma come si fa a negare che più automobilisti significa più traffico?
Ma forse sto sottovalutando il potere della negazione. Resta il fatto comunque che questo è un caso evidente dei benefici dell'intervento pubblico, e ne abbiamo la dimostrazione ogni volta che ci mettiamo al volante.

Gestire il Governo come un'impresa o una famiglia
Mi do da fare da tempo per cercare di smontare l'analogia infondata fra Governi e individui e la tesi che il Governo dovrebbe comportarsi come si comporta una singola famiglia o una singola impresa, tagliando le spese quando la situazione è difficile.
Il punto chiave è la dipendenza reciproca: la vostra spesa è il mio reddito, la mia spesa è il vostro reddito e se tutti cerchiamo di ridurre le spese nello stesso momento il risultato è una depressione. Qualcuno deve farsi avanti e spendere quando gli altri non spendono, e questo qualcuno può e deve essere il Governo.

Detto questo, la cosa divertente è che le persone e le imprese non si comportano come sostengono i pasdaran del pareggio di bilancio. Le imprese spesso si indebitano e spendono quando indebitarsi costa poco o quando vedono la possibilità di ritorni significativi dall'investimento, e lo stesso fanno le famiglie. E il reporter del sito Think Progress Josh Israel fa bene a evidenziare, in un articolo intitolato «14 deputati repubblicani che dicono che il Governo non dovrebbe indebitarsi sono fortemente indebitati», il fatto che molti di questi parlamentari che vedono il deficit come il fumo gli occhi accumulano passività consistenti nelle loro finanze personali.

© 2013 THE NEW YORK TIMES
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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