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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2013 alle ore 16:32.

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FRANCOFORTE - L'Italia ha bisogno di una vasta riforma della pubblica amministrazione «per liberare il potere imprenditoriale degli italiani». Ridotto il deficit, riformato le pensioni e con una forte manifattura, ha bisogno di far ripartire la produttività. «L'eurozona ha bisogno dell'Italia», dice Joerg Kraemer, capo economista di Commerzbank.

D. L'introduzione di una tassa sui depositi bancari come a Cipro è un modello per i Paesi indebitati dell'eurozona?
R. La decisione iniziale del Governo cipriota di tassare i depositi sotto i 100mila euro viola almeno lo spirito della promessa europea sulla tutela dei depositi. Investitori e mercati avevano ragione di essere scontenti. Bisogna ricordare però che alla fine tutti gli europei pagheranno per la soluzione della crisi. Per esempio, i risparmiatori tedeschi e italiani subiranno i bassi tassi d'interesse Bce e l'aumento, alla lunga, dell'inflazione.

D. In passato, Lei ha lanciato l'idea di una patrimoniale per l'Italia per ridurre il peso del debito.
R. Anzi tutto, non ho mai suggerito una tassa sui depositi in Italia come quella proposta inizialmnete a Cipro. Ma a fine 2011, in un momento molto critico, ho scritto un'analisi con alcune idee per superare la crisi. Tra l'altro, ha proposto una patrimioniale una tantum che tenesse conto dell'alta ricchezza finanziaria netta degli italiani, il 175% del pil secondo cifre Bce di allora. Questo avrebbe consentito al debito di scendere subito sotto il livello cruciale del 100%, mandando un segnale molto forte agli investitori, all'epoca molto nervosi. Inoltre, una partimoniale una tanum, con esenzione per i livelli più bassi, non dovrebbe abbassare di molto reddito disponibile, consumi privati e crescita. E' un vantaggio rispetto a un aumento di imposte sui redditi o Iva.

D. Come vede la situazione ora?
R. E' molto diversa da fine 2011. Dall'affermazione di Mario Draghi dell'estate scorsa, il nervosismo degli investitori si è nettamente allentato. Il rapporto debito/pil in Italia resta però molto alto. Sarebbe nell'interesse del Paese prendere misure per ridurlo, il che porterebbe rendimenti più bassi sul debito pubblico e minori tassi sui prestiti alle imprese, molto più alti che in Germania. Ciò migliorerebbe investimenti e occupazione.

D. Qual è il ruolo dell'Italia nell'eurozona?
R. La stabilità dell'Italia è molto importante. Senza la prospettiva di un'Italia stabile, la crisi dell'eurozona non è superabile. L'eurozona ha bisogno dell'Itralia.

D. Lei ha anche scritto che l'Unione monetaria europea si sta evolvendo in una sorta di unione "all'italiana".
R. I politici europei hano detto che faranno tutto per riguadagnare la stabilità e salvare l'euro. L'unione monetaria sopravviverà e credo che la crisi si ridurrà, perché la Bce è pronta a intervenire in caso di emergenza. Oltre al programma Omt, la sua politica molto espansiva abbassa la pressione competitiva sui Paesi in crisi attraverso due canali. Primo, i tassi sono troppo bassi per la Germania e quindi spingeranno crescita e costo del lavoro nei Paesi del cuore dell'Uem, il che allenta le pressioni sui Paesi della periferia. Secondo, ci sono tutti gli elementi per una svalutazione dell'euro, che ridurrà le pressioni anche da fuori l'Uem. Al momento, l'euro è ancora forte, ma la Bce si è avvicinata troppo ai politici e potrebbe non essere in posizione di metter fine alla sua politica ultra-espansiva, come farà la Fed appena l'economia Usa si riprenderà, probabilmente nel secondo semestre. La politica Bce genererà inflazione nel lungo periodo e nel breve ridurrà la pressione alle riforme. L'eurozona finirà per somigliare all'Italia anni 70 e 80.

D. Quali sono i punti di forza e di debolezza dell'Italia?
R. L'Italia ha tre grandi punti di forza. Primo, ha ridotto il deficit al 3% nel 2012, meglio della Francia. Secondo, ha fatto una riforma delle pensioni che significa passività pensionistiche scoperte inferiori ad altri, persino alla Germania. Terzo, ha una forte base manifatturiera, specie al nord. La maggior debolezza è la produttività stagnante: ogni aumento dei salari nonimali si traduce in aumento del costo del lavoro e mina la competitività. Il rapporto "Doing Business" della Banca mondiale mostra che l'Italia deve riformare pubblica amministrazione inefficiente e giustizia civile per liberare il potere imprenditoriale degli italiani. Il Paese ha bisogno di un Governo con il coraggio di attuare vere riforme.

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