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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 09:33.

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A prima vista i dati pubblicati dalla Banca centrale europea sulla ricchezza delle famiglie europee sono davvero scioccanti. Capisco che sia difficile da accettare per i tedeschi, bombardati a puntino dalle scorciatoie ideologiche dei giornali di Francoforte, che il loro livello medio di ricchezza sia il più basso dell'euro area.
Nel grafico, tratto dalla pubblicazione statistica della Bce del 9 aprile scorso, emerge che i ciprioti, i greci e gli spagnoli, sono molto più ricchi dei tedeschi.

Naturalmente da un punto di vista politico la questione diventa: perché il contribuente tedesco dovrebbe aiutare quello cipriota che dispone di una ricchezza multipla?
La Bundesbank insiste da anni su questo punto. Nel 2011, il presidente Jens Weidmann osservò che gli italiani erano molto ricchi e che quindi non c'era ragione di affannarsi in tutta fretta per aiutarli. Dai dati della Bce emerge infatti che l'italiano è in media sensibilmente più ricco del tedesco. In Germania appare più povero del resto d'Europa soprattutto il livello mediano, quello che riflette la ricchezza di quel 10% della popolazione rispetto alla quale il resto dei concittadini si dividono tra un 45% più povero e l'altro 45% più ricco.

Lo studio della Bce spiega piuttosto estesamente che le statistiche rozze non rappresentano la realtà con sufficiente fedeltà. Le statistiche sulla ricchezza finanziaria per esempio contemplano le pensioni private, ma non quelle pubbliche (l'effetto di impoverimento statistico sarebbe enorme per gli olandesi per esempio).
Inoltre il peso della proprietà immobiliare, spesso ereditaria e quindi dotata di una sua dinamica non correlata al reddito annuo degli individui, è esorbitante. Non solo abitare a Dortmund o Hannover non è la stessa cosa di abitare a Firenze, ma la Germania ha completamente mancato la crescita dei prezzi immobiliari degli altri paesi a cavallo del 2000 e anni seguenti, avendo concentrato in precedenza la propria speciale "bolla immobiliare" nei Nuovi Laender orientali dopo l'unificazione. Già prima di allora comunque l'offerta di immobili pubblici in gran parte della Germania era talmente vasta da schiacciare i prezzi degli immobili sul mercato privato. Dove tale offerta non c'è, località turistiche o di prestigio, i prezzi sono molto alti anche in Germania. Se si guarda ai valori immobiliari del 2002, il tedesco mediano è in effetti leggermente più ricco degli italiani. D'altronde bisognerebbe considerare, pur con le cautele necessarie, l'edilizia pubblica come una forma di ricchezza privata. Non bisogna per forza essere nati a Trier, dove il mercato immobiliare non va a gonfie vele, come Carlo Marx per sostenerlo...

Tuttavia oggi la Germania appare fuori linea quando si mettono in relazione due grandezze che dovrebbero essere coerenti: reddito e ricchezza. I tedeschi hanno un elevato livello di reddito ma una bassa ricchezza privata. Credo dunque che il tema politico sul perché i poveri tedeschi debbano aiutare i ricchi greci non sia aggirabile. E non lo è di certo, infatti abbiamo già cominciato a scaricare sui depositanti ciprioti l'onere di sistemare le loro banche che altrimenti avrebbero ingrossato il debito pubblico cipriota rendendolo insostenibile e alla fine avrebbero motivato aiuti finanziari dai partner, compresi dai poveri tedeschi.
Tuttavia, prima di cedere alla penosa retorica usata anche in questa occasione dalla stampa conservatrice francofortese, dobbiamo allo stesso modo considerare non aggirabili almeno altri due interrogativi che hanno rilevanza politica e che interpellano proprio la Germania:
– Il primo so che piacerà a Marco Fortis: per quale ragione consideriamo la fragilità di un paese
basandoci solo sul livello del loro debito pubblico? Non è questa ossessione fiscale un problema enfatizzato proprio dalla retorica tedesca dell'unione monetaria?
– Il secondo è forse ancora più intrigante: Come è possibile che il paese a cui si riconosce tanta capacità competitiva da accumulare un enorme surplus commerciale con l'estero, non è in grado di rendere benestanti i propri cittadini? Non è cioè una denuncia di errori tedeschi nel modello di gestione dell'economia?

Forse i tassi d'interesse che i tedeschi ricevono dai loro investimenti privati sono semplicemente troppo bassi. L'importanza assegnata alla stabilità fa accettare agli investitori tedeschi rendimenti così bassi da schiacciare il valore del patrimonio. Così come in fondo la totale avversione al rischio deprime il rendimento degli investimenti in generale. E' un interessante paradosso che, forse per mia ignoranza, non mi sembra studiato nella teoria economica in modo esplicito, ma a quanto pare nel lungo termine l'obiettivo della stabilità finanziaria a ogni costo sembra ridurre il risparmio accumulato, anziché aumentarlo. In effetti il rapporto tra debiti e assets è alto nei paesi dove i rendimenti sono più bassi, una famiglia tedesca va volentieri in banca a farsi prestare denaro a basso costo, ma poi dalle sue attività finanziarie e dagli altri crediti ricava ben poco. Così alla fine i debiti aumentano e la ricchezza diminuisce. Cicale che accumulano, formiche che si incazzano, tartarughe che corrono, quasi sempre abbiamo bisogno di animali per dirci la verità e nascondere i nostri umanissimi errori.

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