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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2013 alle ore 11:20.

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La settimana scorsa la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera ha superato per la prima volta negli ultimi quattro milioni e mezzo di anni le 400 parti per milione e sta continuando a crescere al ritmo di circa 2 parti per milione ogni anno: se andrà avanti così, per la fine del secolo potrebbe aver raggiunto le 800 parti per milione. Tutte le discussioni sulla mitigazione dei rischi di cambiamenti climatici catastrofici si sono rivelate dunque parole al vento.

L'umanità nel suo insieme ha guardato annoiata da un'altra parte e ha deciso di lasciare che i pericoli crescessero. Il professore Brian Hoskins, direttore del Graham Institute for Climate Change dell'Imperial College di Londra, fa notare che l'ultima volta che le concentrazioni di anidride carbonica sono state così alte, «il mondo era più caldo mediamente di tre o quattro gradi centigradi rispetto a oggi. Non c'era nessuna calotta glaciale permanente in Groenlandia, il livello del mare era molto più alto e il mondo era un posto diversissimo, anche se forse non tutte queste differenze sono direttamente collegate ai livelli di anidride carbonica».

Hoskins fa bene a fare questo distinguo, ma resta il fatto che l'effetto serra da un punto di vista scientifico è qualcosa di ovvio: è il motivo per cui la Terra ha un clima più gradevole della Luna. L'anidride carbonica è notoriamente un gas a effetto serra. L'aumento delle temperature produce effetti di retroazione positiva, per esempio attraverso la quantità di vapore acqueo presente nell'atmosfera. Insomma, l'umanità sta conducendo un esperimento climatico colossale, incontrollato e quasi certamente irreversibile con la sola abitazione di cui verosimilmente dispone. E giudicando secondo i parametri della scienza di base e secondo l'opinione della stragrande maggioranza degli scienziati qualificati, il rischio di cambiamenti catastrofici è forte.

L'inazione a cui assistiamo è tanto più sorprendente se si pensa a tutta l'isteria che si sente in giro sulle conseguenze drammatiche dell'accumulo di debito pubblico per i nostri figli e nipoti. Ma in questo caso lasceremmo in eredità semplicemente crediti di qualcuno nei confronti di qualcun altro. Nella peggiore delle ipotesi potrà esserci un default: qualcuno soffrirà, ma la vita andrà avanti. Lasciare un pianeta in preda al caos climatico è un problema molto più grande: non c'è un altro posto dove andare e non esiste un modo per «resettare» il sistema climatico del pianeta. Se adottiamo un atteggiamento prudente sulla gestione delle finanze pubbliche, tanto più dovremmo farlo riguardo a un problema irreversibile e dai costi molto maggiori.

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