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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2013 alle ore 15:57.

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Il Bangladesh, ad esempio, ha adattato la propria normativa finanziaria agli istituti di microfinanza, contribuendo così a promuovere la crescita di un microcredito sostenibile per le imprese locali gestite da donne. L'approccio "prova e impara" del Kenya ha evidenziato le potenzialità dell'impiego della telefonia mobile per l'erogazione di servizi finanziari attraverso il servizio M-PESA, che offre ai consumatori un'alternativa sicura e conveniente ai contanti.

Sono molti altri gli esempi in cui la regolamentazione proporzionata è stata attuata con successo, dando luogo a una maggiore inclusione senza compromettere la stabilità finanziaria. In Malesia, la normativa sulle banche concessionarie (che tutelano gli interessi dei consumatori sostenendo al tempo stesso i modelli di business degli istituti finanziari) ha portato all'espansione del branchless banking (attività bancaria senza servizio di sportello) per raggiungere le aree rurali prima non servite.

Allo stesso modo, l'approccio "multi-livello" adottato dal Messico – in base al quale i requisiti per l'apertura di un conto bancario sono commisurati al rischio, e dove i depositi di basso valore sono soggetti a maggiori restrizioni sulle transazioni – ha allargato l'accesso ai conti base, mitigando al contempo il rischio di riciclaggio. Infine, il Pakistan e l'Indonesia, basando i requisiti patrimoniali per gli istituti di microfinanza sulle dimensioni della potenziale clientela, hanno consentito a questi enti di servire nicchie di mercato diverse in modo sostenibile.

Di recente, i policymaker in molti Paesi hanno pensato di chiamare in causa gli SSB (Standad-setting bodies), cioè gli organismi deputati alla definizione degli standard finanziari, per promuovere l'inclusione finanziaria. In particolare, la loro attenzione si è concentrata sulle sfide specifiche che insorgono quando gli standard di vigilanza vengono applicati in un paese in via di sviluppo che persegue la stabilità e l'inclusione finanziaria.

Sebbene riflettano, almeno apparentemente, i principi di proporzionalità, gli standard globali costituiscono una guida inadeguata per le agenzie di regolamentazione nazionali, gli istituti bancari e gli ispettori finanziari che cercano di applicarli efficacemente in ambienti diversi. Questa mancanza di chiarezza contestuale ha portato a interpretazioni della normativa fin troppo conservatrici, e quindi all'involontaria creazione di barriere all'inclusione finanziaria. Risolvere questa situazione richiederà un contributo da parte dei policymaker esperti nell'applicazione degli standard internazionali, in particolare nelle economie emergenti.

Al tempo stesso, al fine di garantire la continuità del percorso verso l'inclusione finanziaria, i rappresentanti delle economie in via di sviluppo ed emergenti devono assumere un ruolo più centrale nella definizione degli standard futuri. L' (Alliance for Financial Inclusion o AFI), un'associazione di banchieri centrali e policymaker finanziari provenienti da più di ottanta paesi in via di sviluppo, sta già offrendo il proprio contributo a una regolamentazione globale più efficace e proporzionata attraverso la promozione di una maggiore collaborazione con gli SSB. Questo settembre, la banca centrale della Malesia darà un ulteriore impulso al processo ospitando il Forum di politica globale dell'AFI.

In ultima analisi, questi sforzi di collaborazione tra i paesi in via di sviluppo favoriscono una più stretta collaborazione con i paesi sviluppati, e ciò non può che andare a vantaggio del sistema finanziario globale, dell'economia reale e, soprattutto, di coloro che sono rimasti esclusi da entrambi per troppo tempo.

Traduzione di Federica Frasca

Zeti Akhtar Aziz è governatore della Banca centrale della Malesia (Bank Negara Malaysia) dal 2000.

Copyright: Project Syndicate, 2013.

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