Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2013 alle ore 19:47.

My24


MONACO DI BAVIERA – Nel giugno scorso, la Commissione europea ha annunciato il suo dietrofront sulla ristrutturazione bancaria. Il denaro per la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà ora arriverà soprattutto dai creditori, e non dai contribuenti europei, con un ordine gerarchico per indicare quali prestatori saranno rimborsati prima. Tutto questo giunge gradito, almeno in linea di principio. In pratica, però, il progetto lascia molto a desiderare.

Il problema è che un lungo elenco di eccezioni riduce le risorse ricuperabili a tal punto che, in molti casi, sarà comunque impossibile fare a meno del denaro pubblico. Il piano a lungo termine è di attingere il denaro da un fondo creato dalle banche europee stesse. Tuttavia, l'Eurogruppo (un coordinamento dei ministri delle finanze dell'eurozona al quale partecipano il commissario per gli affari economici e monetari dell'Unione europea e il presidente della Banca centrale europea) ha proposto che, fino ad allora, il Meccanismo europeo di stabilità (MES) – e quindi i contribuenti – dovrà colmare il vuoto.

Dato che, in tal modo, i contribuenti saranno tenuti a finanziare garanzie per depositi fino a 100.000 euro (133.000 dollari) – pari alla ricchezza media delle famiglie olandesi e a due volte quella delle famiglie tedesche – la proposta dell'Eurogruppo riconduce a una massiccia redistribuzione della ricchezza in Europa, le cui dimensioni sono incomprensibili per il pubblico.

Anche l'idea di esentare il debito garantito delle banche dalla gerarchia dei rimborsi è assai problematica. Sebbene questa proposta possa sembrare innocua e quasi ovvia, in realtà non lo è: il debito garantito non ha bisogno di altra protezione, perché è già assicurato. Vista in quest’ottica, dunque, la protezione supplementare offerta dall'esenzione lascia alquanto interdetti.

L'esenzione per il debito garantito riguarda soprattutto i prestiti di rifinanziamento che la Bce ha erogato alle banche commerciali a fronte di garanzie collaterali sempre più deboli. Per le economie in crisi dell'eurozona (Cipro, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna), il totale complessivo ammonta a 732 miliardi di euro. Questi prestiti vanno ben oltre l'offerta di liquidità di cui questi paesi hanno bisogno per la circolazione interna, per la quale sarebbe stata sufficiente una somma di 335 miliardi di euro al massimo, pari alla loro disponibilità di denaro della banca centrale. Invece, indebolendo gli standard di sicurezza, escludendo gli investitori stranieri e finanziando i deficit delle partite correnti, la Bce ha minato e poi spodestato il mercato interbancario privato europeo.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi