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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2013 alle ore 15:07.

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SHANGHAI – La recente uscita di un libro di discorsi dell’ex premier cinese Zhu Rongji ha riorientato l'attenzione sulle sue audaci - e spesso molto controverse - riforme economiche degli anni ‘90, i cui obiettivi sono stati di tenere a freno le imprese statali (SOE) e una revisione del sistema bancario . Ma la discussione ha preso una piega inaspettata, con i media cinesi che adottano un atteggiamento molto meno critico di quella che era prevalso negli ultimi due decenni.

Date le analogie apparenti tra le sfide che Zhu dovette affrontare e quelle che l'attuale premier Li Keqiang sta tentando di affrontare oggi, per non menzionare il loro impegno comune nei confronti di una trasformazione economica, questo cambiamento potrebbe significare un crescente sostegno per le riforme strutturali. Ma Zhu e Li sono davvero così simili?

Al giorno d’oggi, come negli anni ‘90, la Cina vede il debito delle amministrazioni locali e delle banche commerciali alle stelle, un aumento del rischio fiscale e finanziario, dell’incertezza sulle riforme istituzionali e una diminuzione delle entrate del governo centrale. Secondo Bloomberg, Li sarà il primo premier cinese a non rispettare l'obiettivo ufficiale di crescita annuale dopo Zhu. Nonostante queste somiglianze apparenti, però, la situazione attuale della Cina è fondamentalmente diversa da quella di venti anni fa.

Negli anni ‘90, la missione principale di Zhu era di affrontare le conseguenze degli erronei sforzi di decentramento fiscale attuati dal precedente premier Zhao Ziyang. Mettendo in atto la riforma fiscale in un settore alla volta, Zhao ha dato modo ai governi locali di formare alleanze con le aziende di Stato, cosa che ha fornito finanziamenti agli enti locali e ha permesso loro di sottrarre reddito al governo centrale. Ciò ha portato alla formazione di debito pubblico nazionale, che, a sua volta, ha costretto la banca centrale a emettere eccessiva moneta, alimentando l'inflazione.

In questo contesto, l’obiettivo principale della strategia di riforma di Zhu è stato di ristabilire un rapporto fiscale solido tra i governi centrali e locali, piuttosto che di aumentare il tasso di crescita del PIL. Infatti, anche se le riforme di Zhu erano frammentarie, avrebbero potuto facilmente portare ad una crescita del PIL a due cifre. Ma Zhu ha capito che permettere una crescita così rapida avrebbe fatto probabilmente più male che bene, date la persistente inflazione e l’instabilità macroeconomica.

I critici affermano che la riforma fiscale del 1994 di Zhu ha portato all’attuale bolla immobiliare, perché ha spinto i governi locali ad utilizzare le vendite di terreni per aumentare i loro redditi. Ma la verità è che la sostituzione del sistema di distribuzione dei redditi con uno di distribuzione fiscale ha stabilizzato l'economia cinese ed ha invertito il declino relativo delle entrate del governo centrale. In effetti, è stato fondamentale per lo sviluppo economico della Cina.

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