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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2013 alle ore 17:31.

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PECHINO – L'economia cinese ha registrato un rallentamento imprevisto nel secondo trimestre di quest'anno. Altrettanto inaspettatamente, i dati diffusi a partire dal luglio scorso sono perlopiù concordi nell'indicare che la crescita del Paese si è stabilizzata. Com'era prevedibile, i mercati hanno tirato un sospiro di sollievo. E gli investitori? Dovrebbero forse continuare a stare sulle spine?

Attualmente, il problema più grave che devono affrontare le autorità cinesi è quello della capacità eccedente. Per fare un esempio, la capacità produttiva annua di acciaio grezzo della Cina è stimabile in un miliardo di tonnellate, ma la sua produzione totale nel 2012 è stata di 720 milioni di tonnellate, che corrisponde a un indice di utilizzazione degli impianti pari al 72%. Più sorprendentemente ancora, la redditività dell'industria dell'acciaio è stata soltanto dello 0,04% nel 2012. Di fatto, l'utile su due tonnellate di acciaio bastava appena per comprare un lecca-lecca. Quest'anno, la redditività media delle 500 aziende più importanti della Cina è stata finora del 4,34 %, in calo di 33 punti base rispetto al 2012.

Alcuni dicono che l'odierna capacità eccedente della Cina sia il risultato di un passato sovrainvestimento. Altri la attribuiscono a una mancanza di domanda effettiva. Il governo, invece, sembra collocarsi a metà tra queste due posizioni.

Da un lato, le autorità hanno ordinato a migliaia di aziende di ridurre la capacità; dall'altro, il governo ha introdotto dei "mini-stimoli", che vanno dall'esenzione dalle imposte sugli utili d'impresa e sulle vendite per le "microimprese" alla pressione sulle banche per aumentare i prestiti agli esportatori.

La linea ufficiale delle autorità è che il modello di crescita del Paese richiede meno investimenti e più consumi. Non tutti gli economisti cinesi, però, sono d'accordo. Essi sostengono che lo stock di capitale è il fattore chiave della crescita, e che lo stock di capitale pro capite della Cina è ancora basso rispetto ai paesi sviluppati, il che suggerisce un ampio margine per aumentare gli investimenti.

A dire il vero, l'accumulazione del capitale è una forza trainante della crescita economica, e per la Cina raggiungere i livelli di reddito dei paesi sviluppati significa aumentare il proprio stock di capitale sul lungo periodo. Ma ciò che è in discussione non è la dimensione dello stock di capitale, o anche il livello degli investimenti, bensì il tasso di crescita degli investimenti, che da decenni è notevolmente superiore a quello del Pil.

Secondo le statistiche ufficiali, . A causa dei vincoli legati all’assorbimento, l'efficienza del capitale è diminuita in modo costante a fronte di un crescente inefficienza allocativa. Se il danno ambientale causato da una crescita sfrenata degli investimenti fosse preso in considerazione, l'efficienza del capitale cinese sarebbe ancora più bassa.

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