Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2013 alle ore 18:33.

My24


BERLINO – La nomina di Janet Yellen come successore di Ben Bernanke alla presidenza della Federal Reserve americana arriva in uno dei momenti più rischiosi della recente storia della Fed. L’annuncio fatto a maggio dalla Fed sull’eventualità di moderare i propri acquisti di asset a lungo termine ha lasciato sorpresi molti banchieri centrali e ha scatenato forti sell-off da parte dei mercati di tutto il mondo. Quella che per l’economia americana è stata una buona notizia per i mercati finanziari è stata una cattiva notizia, perché gli investitori hanno pensato che la potenziale stretta politica della Fed in risposta a tale notizia sarebbe stata più rilevante della notizia stessa.

Poi lo scorso mese, quando la Fed ha posticipato il suo ritiro dal cosiddetto quantitative easing, i mercati sono rapidamente tornati euforici. Gli investitori oggi sembrano meno preoccupati della reale storia economica che dell’interpretazione che ne dà la Fed. Ciò sottovaluta un importante rischio con cui deve fare i conti Yellen, dato che guida la politica monetaria americana: nel lungo termine il predominio delle scelte fatte dalla Fed sul mercato potrebbe causare seri danni economici.

Il problema della Fed e delle altre banche centrali non risiede nell’accomodamento monetario, ma nelle loro strategie di comunicazione. Le continue promesse e rassicurazioni hanno dato agli operatori di mercato un falso senso di sicurezza, così inducendoli ad assumere rischi sbagliati senza essere preparati ai cambiamenti economici avversi e mettendo fortemente a rischio la stabilità finanziaria di lungo termine.

Il sistema delle banche centrali riguarda soprattutto la gestione delle aspettative di mercato. Negli ultimi anni le autorità monetarie hanno fatto del loro modo di comunicare – idee e possibili azioni – lo strumento primario per guidare i mercati e ancorare le aspettative. Ciò vale soprattutto per la cosiddetta forward guidance sui tassi di interesse futuri – sempre più utilizzata dato il minore raggio di azione dei banchieri centrali.

Sfortunatamente, i rischi e i costi maggiori derivano dall’eccessiva fiducia nelle strategie di comunicazione. Dal momento che la voce delle banche centrali è diventata così dominante nei mercati finanziari, i movimenti dei prezzi riflettono le risposte alle loro dichiarazioni e azioni, piuttosto che alle modificate realtà economiche e finanziarie.

Quando ad esempio i policy maker promettono di agire in caso di insorgenza di certi rischi, i mercati inevitabilmente scontano l’impatto di tali rischi. In maggio, Bernanke ha lanciato un ammonimento insolitamente austero sull’eccessiva assunzione di rischi dei mercati finanziari. Eppure gli investitori hanno spinto gli indici azionari ai massimi storici, malgrado la flebile e incerta ripresa, mentre l’indice VIX, che indica le percezioni di rischio degli investitori, è sceso a livelli mai visto dagli anni del boom del 2005 e 2006.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi