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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2013 alle ore 18:36.

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MONACO DI BAVIERA – La disputa sull'innalzamento del limite di indebitamento del governo USA – ora fortunatamente risolta, almeno per i prossimi mesi – evidenzia i rischi derivanti da un indebitamento eccessivo dello Stato. Oggi, il compito dei governi consiste principalmente nell’azionare un gigantesco meccanismo di redistribuzione, che dirotta fondi dai contribuenti – che cercano di tutelare le proprie finanze – ai beneficiari di trasferimenti monetari e della spesa pubblica, che chiedono sempre di più.

Molto spesso, la soluzione a questa "battaglia della redistribuzione" finisce per tradursi in una maggiore emissione di debito pubblico. Nelle democrazie moderne, il fatto che i contribuenti che dovranno servire il debito così generato non abbiano ancora l'età per votare rende l'indebitamento la più comoda via d'uscita dall'attuale caos politico.

Il richiamo del denaro in prestito diventa irresistibile se si crede che il relativo onere possa ricadere su gruppi di popolazione diversi da quelli che oggi beneficiano di una tassazione più bassa, o di una maggiore spesa pubblica. Un esempio di ciò sono i soggetti senza figli, i quali beneficiano del debito pubblico e riescono a trasferire sui discendenti di altre famiglie la quota di servizio del debito che scadrà quando loro stessi non saranno più in vita.

Tenere sotto controllo la dipendenza dal prestito è possibile solo nella misura in cui i genitori, tenendo conto degli interessi dei propri figli e nipoti, partecipano al processo politico. Se questa è la motivazione alla base della linea dura dei repubblicani nella battaglia per la ridistribuzione attualmente in corso negli Stati Uniti, allora la loro è una giusta causa, perché tentano di proteggere la prole dallo sfruttamento. Visto in quest'ottica, il sentimento repubblicano alla base della recente impasse del tetto del debito potrebbe ritenersi altrettanto lodevole, ad esempio, del veto a qualunque tipo di finanziamento del debito sancito dalla Costituzione tedesca, che entrerà in vigore entro il 2016 a livello federale e nel 2020 nei vari länder.

Un altro esempio è la mutualizzazione del debito tra paesi, come quella attualmente in atto nell'Unione europea. Innanzitutto, i singoli paesi s'indebitano ben oltre un limite ragionevole, sapendo che, in ogni caso, saranno salvati dal fallimento mediante operazioni finanziate dagli altri paesi membri. Il salvataggio si traduce, inizialmente, in prestiti intergovernativi, così da mantenere l’illusione che ogni paese stia ripagando i propri debiti. Poi, una volta che i prestiti sono stati erogati, la mutualizzazione svela il suo vero volto, assumendo le sembianze del condono del debito.

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