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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2013 alle ore 20:19.

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La regista Elisabetta Sgarbi e il cantautore Franco Battiato sul red carpet del Festival internazionale del Film di Roma all'Auditorium della Musica per la proiezione del film "Racconti d'Amore" (Ansa)La regista Elisabetta Sgarbi e il cantautore Franco Battiato sul red carpet del Festival internazionale del Film di Roma all'Auditorium della Musica per la proiezione del film "Racconti d'Amore" (Ansa)

Un dittico all'insegna della memoria: i due film firmati da Elisabetta Sgarbi ripercorrono su binari paralleli la Resistenza nella zona del basso ferrarese. Presentati nella sezione CinemaXXI al Festival internazionale del Film di Roma , uno fuori concorso (Quando i tedeschi non sapevano nuotare), l'altro in concorso nella categoria lungometraggi (Racconti d'amore). La musica di entrambi è stata scritta dal maestro Franco Battiato.

Il primo rivive quel periodo alternando le voci degli storici ai testimoni dell'epoca mentre il secondo mette in scena quattro legami sentimentali nati durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra gli interpreti anche Laura Morante e Rosalinda Celentano.

«Quando i tedeschi non sapevano nuotare - spiega la regista - è nato su committenza di Rai Cinema per celebrare l'anniversario dell'eccidio del 15 dicembre 1943 nel castello di Ferrara ma l'ho girato con uno sguardo al presente e ho evitato la retorica che spesso grava attorno alle celebrazioni. È stato frutto di due anni di lavoro per raccogliere i documenti e le testimonianze che provano, a dispetto di quanto affermato da vari storici, che in quella zona non ci si stata Resistenza. A me interessava far parlare i protagonisti delle vicende, in qualità di superstiti, per incrociare i loro ricordi con la Storia. Anche mio padre ha raccontato come il suo mulino fosse stato messo a disposizione dei partigiani».

Elisabetta Sgarbi ha sottolineato come la musica di Battiato «è indispensabile perché amplifica la visione delle immagini anche attraverso suoni lunghi o echi. Odia il lirismo eccessivo prediligendo una musica scomoda, perfetta per il mio lavoro».

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