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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2013 alle ore 19:38.
L'ultima modifica è del 14 novembre 2013 alle ore 20:19.

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Esportare all'estero la commedia all'italiana. Riuscendo dove neanche i nostri "mostri sacri" sono riusciti. Neanche il suo mito Alberto Sordi. È ciò che Checco Zalone vorrebbe fare da grande, come ha confessato lui stesso durante l'incontro con il pubblico nell'ambito dell'ottavo Festival del Film di Roma.

Una vita (e una carriera) da apolitico
Il comico barese ha trascorso quasi un'ora sul palco della sala Petrassi dell'Auditorium, intervistato dal critico cinematografico Marco Giusti. Intervallando battute a risposte semiserie, Zalone ha eseguito anche 4-5 canzoni al pianoforte o alla chitarra: da "Siamo tutti uomini sessuali" ad "Angela" passando per "Samba senza culu" e "Maremoto a Porto Cervo". Stando sempre attento però a mantenere quell'etichetta di artista "apolitico" che lo caratterizza da sempre e che ha rivendicato anche dinanzi al pubblico romano. Al punto da limitare al minimo i riferimenti all'attualità politica nel corso della sua chiacchierata e rispettare una rigida par condicio. Con una battuta a testa per Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Nichi Vendola.

Il segreto del successo
La sua apoliticità è forse uno dei segreti del successo al botteghino del suo ultimo film. Come confermano i numeri snocciolati dal produttore Pietro Valsecchi: «Siamo arrivati a 37 milioni e mezzo e puntiamo a incassarne 55-60». Cifre che, se confermate, porterebbero "Sole a catinelle" a superare ampiamente il record di incassi per un film italiano che appartiene alla sua opera precedente "Che bella giornata". Incalzato più volte su come sta gestendo tutta questa popolarità e, soprattutto, tutti questi soldi Zalone l'ha buttata sul ridere: «I soldi vanno un po' al distributore, un po' al produttore e tanti all'esercente. Io - ha ironizzato - ho preso 1.700 euro e su quelli mi devo regolare». E proprio l'ironia gli è servita più volte nel corso dell'incontro all'auditorium. Ad esempio per non entrare in polemica con i critici che lo hanno stroncato: «Mi hanno detto che non è cinema il mio e che tutti questi incassi non verranno reinvestiti nel cinema italiano. Ma così sto aiutando l'indotto, anche le pizzerie che sono piene della gente che ci va dopo essere andata a vedere il mio film».

I progetti per il futuro
Dopo aver indicato i suoi punti di riferimento sia in Italia (su tutti Alberto Sordi) che all'estero (in primi Ben Stiller e Sacha Baron Cohen) l'artista pugliese ha spiegato perché in tutti i suoi film prende solo spunto dal l'attualità ma senza mai approfondirla più di tanto. Così è stato per l'omosessualità di "Cado dalle nubi" e per l'integrazione di "Che bella giornata" e così è per la crisi di "Sole a catinelle". Mi serve - ha evidenziato - «per ancorare la storia alla realtà e aiutare il pubblico a immedesimarsi». Senza scendere a fondo. Un po' come faceva la commedia all'italiana che Zalone indica come il suo vero e unico punto di riferimento. Commedia - e arriviamo così ai suoi progetti per il futuro - che gli piacerebbe esportare al di fuori dei confini nazionali. «Ma solo dopo che avrò imparato l'inglese perché per ora sono a un livello scolastico», ha chiosato prima di lasciarsi andare a un rapido giro di foto e autografi per i suoi fan in delirio.

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