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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2013 alle ore 17:55.

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Larry Clark, presidente della giuria cinemaxxi (Ipp)Larry Clark, presidente della giuria cinemaxxi (Ipp)

A un passo dal traguardo, in una giornata fragilissima nel programma principale, c'è l'opportunità di guardare oltre e raccontare una sezione lontana dall'Auditorium progettato da Renzo Piano. Intendiamoci, la distanza è solo di poche centinaia di metri, ma quella contenutistica e formale è molto maggiore.

Parliamo della sezione Cinemaxxi, che anche grazie a un ottimo ufficio stampa, abbiamo seguito nei ritagli di tempo di una programmazione che, per orari, di certo non è fatto per facilitare il lavoro ai giornalisti (giustamente, va detto: sono cambiati i direttori, ma non l'idea che sia una rassegna per il pubblico).

E ci sono diversi gioielli in quello che durante l'anno, secondo le parole di Mario Sesti, diviene "il più grande cineclub della Capitale". Davvero niente male Fear of Falling di Jonathan Demme, tratto da una piéce di André Gregory, a sua volta ispirato da Ibsen e che mostra la deriva paranoide di un processo creativo di un celebre architetto. Arte, realizzazione e animo del creatore trovano qui un'analisi profonda e diretta da parte di un cineasta sempre lucido e originale.

Meno forte, ma molto interessante Twenty-One-Twelve The Day the World Didn't End di Martins e Pistoletto in cui la crisi attuale trova nell'arte un prisma, una lente e un catalizzatore delle trasformazioni del nostro mondo. Il giro del mondo in mezza dozzina di città e in 12 personaggi ci mostrano il bivio davanti al quale è la società in questo momento, come il sistema debba cambiare e stia cambiando.

Curioso Nepal Forever che da San Pietroburgo alla regione himalayana cerca di riannodare, attraverso due comunisti, le sorti e il futuro dell'utopia più bella e irrealizzata della modernità. Anche qui c'è un viaggio, un percorso, una visione. Diversa, quasi di sfida (come lo è d'altronde) Hometown/Mutonia, che gioca con il concetto di luogo, di città, del verbo e dell'azione abitare, con un riciclaggio materiale ma anche d'uso di rottami di questo pianeta. Qui la rivoluzione è in ciò che si riusa, contro ciò di cui si abusa.

O novo testamento de Jesus Cristo segundo João è una sfida di Joaquim Pinto a diversi dogmi: quello religioso e quello del cinema moderno sopra a tutti. L'attore, uomo e non dio, diventa il centro della rilettura del Vangelo di Giovanni, il suo corpo è il veicolo di un'esperienza personale di un essere divino. Un'esperienza, prima ancora che un film, come peraltro è anche La Imagen Arde, in cui è un elemento naturale fondamentale, il fuoco, a confrontarsi con lo spettatore e a cambiare la modalità di visione "normalizzata" di questi anni.

Chiudiamo con il primo film che CinemaXXi ha proposto: L'amministratore, di Vincenzo Marra. Un gioiello di cinema di uno dei più grandi autori italiani continua la sua indagine sulla città che ama e di cui è figlio, Napoli. Lo ha fatto ancora in uno spazio limitato, un condominio, usando ancora un uomo normale dal carattere speciale per capire meglio un microcosmo che ci dice tanto, se non tutto, su tutto il mondo intorno. E questo cineasta si dimostra un talento straordinario che dentro al suo lavoro sa sintetizzare uno sguardo acuto, profondo e personalissimo – la macchina da presa è nelle sue mani, e si vede -, e una scrittura documentaristica di altissimo livello. Sperimentazione classica, nel suo caso, perché l'innovazione nella sua cinematografia c'è da sempre. E durerà ancora molto.

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