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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2010 alle ore 13:41.
Il governatore della Banca d'Italia interviene pesantemente sul rapporto tra politica e banche. «Io non credo sia interesse di nessuno, nemmeno delle Fondazioni, tornare agli anni '70-'80 quando la maggioranza politica di turno nominava gli amministratori delle banche e suggeriva anche i clienti privilegiati» ha detto Mario Draghi, «spiegando» a braccio un passaggio delle sue considerazioni finali dedicato alle banche e alle fondazioni.
Il ruolo delle Fondazioni come azionisti delle banche «non può essere - afferma il testo ufficiale delle considerazioni finali - che quello stabilito dalla legge: investitori il cui unico obiettivo sta nel valore economico dell'investimento. Saranno le Fondazioni, nella loro autonomia, le prime a tutelare l'indipendenza del management». A questo punto Draghi si è fermato per «spiegare questa considerazione», rendendo esplicito il riferimento alla politica.
Non sfugge il fatto che l'intervento di Draghi giunge a poche settimane dallo scontro per la presidenza del consiglio di gestione di Intesa San Paolo. Dopo l'indicazione di Domenico Siniscalco (che aveva il sostegno del sindaco democratico Chiamparino e del presidente leghista Cota) si è assistito ad un serrato confronto all'interno della Compagnia di San Paolo ma anche all'interno dei partiti perchè, ad esempio, gli organi nazionali del Pd avevano preso le distanze dal sindaco torinese. Alla fine la scelta è caduta su Andrea Beltratti al quale oggi, al termine dell'intervento di Draghi, è toccato prendere la parola proprio in qualità di neo presidente del consiglio di gestione di Intesa San Paolo che è il primo azionista della Banca d'Italia. Beltratti ha sottolineato l'importanza delle fondazioni bancarie che, quali azionisti di lungo termine, hanno assicurato stabilità al sistema finanziario italiano durante la crisi.