Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2010 alle ore 12:45.
Disoccupazione al 13%, buste paghe "da ultimo banco" e posto di lavoro precario e sempre più difficile da raggiungere. La crisi sta aumentando il disagio dei giovani nel mercato del lavoro, mettendo a rischio anche le pensioni dei padri, visto che - oggi - solo 36 italiani su 100 tra i 55 e i 64 anni d'età sono occupati (contro 46 nella media europea, 56 in Germania). E a queste cifre, con un'aspettativa di vita della popolazione in costante crescita, è utopistico pensare che da soli «i ragazzi possano far fronte agli oneri crescenti di una popolazione che invecchia». Né sarà sufficiente l'apporto dei lavoratori stranieri.
Vede "nero" il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, presentando a Palazzo Kock, a Roma, l'annuale relazione dell'Istituto di Via Nazionale. La preoccupazione è rivolta alla difficile situazione lavorativa dei giovani sotto i 35 anni che, ha detto Draghi, sta ampliando la forbice «tra le nuove generazioni e quelle che le hanno precedute, a tutto sfavore delle prime».
Giovani, occupazione in calo. Critico è, soprattutto, l'ingresso al lavoro. Rispetto al 2008, evidenzia la relazione di Bankitalia, la riduzione della quota di occupati tra i giovani è stata quasi 7 volte di quella osservata fra i più anziani. Due le "cause" principali di tale crollo, secondo Draghi. La prima, la contrazione a doppia cifra delle nuove assunzioni, che si è attestata a un gelido -20 per cento. A seguire, la maggiore diffusione fra i ragazzi dei contratti di lavoro a termine. Nel 2009, scrivono da Palazzo Kock, gli under 35enni hanno costituito circa il 60% dell'occupazione a termine e il 30% di quella complessiva. Senza considerare, nemmeno, i modesti salari d'ingresso che le aziende offrono ai neo-assunti, che, inoltre, ha sottolineato Draghi, "in termini reali ristagnano da 15 anni". Per il Governatore di Bankitalia, è "urgente completare la riforma del mercato del lavoro, superando la segmentazione e stimolando la partecipazione". Più in generale, Draghi, ha auspicato una crescita economica dell'Italia a ritmi "sostenuti". Perché, ha ricordato, "una ripresa lenta accresce la probabilità di una disoccupazione persistente e questa condizione, specie se vissuta nelle fasi iniziali della carriera lavorativa, tende ad associarsi a retribuzioni successive permanentemente più basse".