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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2010 alle ore 08:22.
Con il suo piano anti crisi, approntato il mese scorso, l'Europa è riuscita a interrompere l'effetto "contagio" delle tensioni sui titoli di Stato innescate dalla crisi di bilancio in Grecia, tuttavia permangono timori sulle prospettive dell'economia, che continuano a minare la fiducia e a favorire un ritiro degli investimenti dalle attività ritenute rischiose. Lo rileva la Banca dei regolamenti internazionali, nel suo ultimo rapporto di monitoraggio trimestrale. E non sono solo le tensioni di mercato sull'Europa a mettere in dubbio la solidità della crescita mondiale.
«Ll'inasprimento delle politiche economiche in Cina, Brasile e India, ha messo in dubbio che le economie emergenti potessero imprimere il necessario slancio alla crescita mondiale». In più a fine maggio si è fatti sentire anche «l'aumento del rischio geopolitico nella penisola coreana e il secondo declassamento del rating della Spagna».
La Bri rileva come i mercati finanziari internazionali abbiano evidenziato «una accentuata volatilità tra metà aprile e gli inizi di giugno, allorché i timori per i conti pubblici e il rischio di un indebolimento della crescita hanno fatto precipitare la fiducia degli investitori. Le apprensioni di questi ultimi riguardo alla sostenibilità delle finanze pubbliche si sono concentrate sui problemi della Grecia e di altri soggetti sovrani dell'area dell'euro e, di fronte alla crescente incertezza, hanno provocato un ridimensionamento delle esposizioni al rischio. L'annuncio di un consistente pacchetto di salvataggio europeo ha temporaneamente arrestato il contagio nei mercati del debito sovrano in euro, ma non è riuscito a dissipare i timori per le prospettive economiche».
Le banche «hanno convogliato fondi verso le regioni del mondo in più rapida crescita, penalizzando quelle dove la ripresa era invece fiacca», prosegue la relazione. «I sistemi bancari dell'area euro risultavano particolarmente esposti verso i residenti di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, detenendo quasi due terzi degli impieghi totali nei confronti di tali economie». Francia e Germania presentavano le esposizioni più elevata alla Grecia, rispettivamente pari 493 e 465 miliardi di dollari, riporta la Bri, mentre le banche con sede nel Regno Unito erano esposte maggiormente verso l'Irlanda, con 230 miliardi di dollari, e quelle della Spagna sul Portogallo, con 110 miliardi di dollari.