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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2010 alle ore 14:58.
«Lo scambio di credit default swap "nudi" dovrebbe essere messo al bando». Questo è il parere che la Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo ha espresso in una nota, alla vigilia della pronuncia sulla proposta «anti-speculazione» avanzata da Francia e Germania.
I credit default swap sono dei derivati che garantiscono a chi li acquista un risarcimento in caso di fallimento della società o dello stato che ha emesso una certa obbligazione. Normalmente vengono usati come «strumento di copertura», come una polizza di assicurazione. Nei periodi di elevata volatilità dei mercati però prevale l'utilizzo a scopo speculativo. Vengono cioè scambiati soprattutto da chi non ha in portafoglio l'obbligazione assicurata dal derivato (in questo caso appunto vengono definiti «naked», nudi) con l'obiettivo di lucrare sulle oscillazioni di prezzo.
La proposta di Germania e Francia, sulla scorta di quanto già deciso da Berlino nelle scorse settimane è appunto di vietare questa pratica in tutti i mercati dell'Unione. Lo scopo è mettere il bastone tra le ruote agli speculatori ed evitare che il panico delle vendite travolga anche i conti pubblici dell'Eurozona.
In realtà in un contesto come quello attuale di mercati globalizzati sarebbe facile aggirare questo divieto scambiando i derivati «naked» su piazze finanziarie dove è permesso. La stessa critica era stata rivolta all'esecutivo tedesco, che nelle ultime settimane aveva posto per legge degli stretti limiti in gnerale alle vendite allo scoperto (scambio di titoli di cui non si è in possesso, ndr) e, appunto, dei cds «naked».
«L'intento di questa misura è buono: evitare agli speculatori di gettare benzina sul fuoco, ma la ricetta è sbagliata», commenta Alessandro Frigerio analista finanziario Rmj sgr. «È giusto regolamentare il mercato dei credit default swap, ma più che imporre divieti facilmente aggirabili, bisognerebbe lavorare più sul fronte della trasparenza».