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Finanza e Mercati In primo piano

Paura per la Spagna. Banche europee esposte per 600 miliardi. Van Rompuy: l'euro forte ha nascosto i problemi

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2010 alle ore 10:31.

Prima la Grecia, poi la Spagna. Dopo il maxi-piano di salvataggio per rilanciare l'economia ellenica e per stabilizzare l'Eurozona, l'Unione europea potrebbe varare in settimana un nuovo piano finanziario. Questa volta per soccorrere i conti del paese iberico. L'allarme – di cui si vocifera da giorni anche se a Bruxelles smentiscono – è ufficialmente scattato questa mattina sulla prima pagina del "Frankfurter Allgemeine Zeitung" (Faz) che titola "Paura per la Spagna". Il quotidiano indica di aver appreso da fonti governative tedesche che la situazione delle finanze spagnole «si è così aggravata che gli Stati dell'Ue non possono aspettare il vertice europeo di giovedì prossimo».

Ad aggravare il quadro sarebbe lo stato di salute delle banche spagnole, che potrebbe essere compressa da crediti deteriorati al settore immobiliare.

Trichet. Secondo il quotidiano tedesco «il presidente della Commissione europea, Barroso, ed il presidente della Bce, Trichet, sono preoccupati per la situazione delle banche spagnole e sono favorevoli ad un aiuto dei partner europei».

Le banche più esposte. L'esposizione del settore bancario dell'Eurozona in Spagna è di 602 miliardi di euro, mentre quello in Grecia, Portogallo e Irlanda assieme ammonta a 705 miliardi: lo riferisce l'ultimo rapporto della Banca dei regolamenti internazionali (Bri) citato da El Pais, dal quale emerge che l'esposizione delle banche italiane nei confronti della Spagna è inferiore ai 50 miliardi di dollari. Nei 602 miliardi rientrano i prestiti concessi dalle banche della zona euro al settore pubblico e quello privato imprenditoriale e finanziario. Tra le banche con più esposizione in Spagna vi sono quelle francesi (206 miliardi) seguite dalle tedesche (167 miliardi) e - a differenza di quel che succede in Grecia, Portogallo e Irlanda - anche quelle Usa, con crediti per 140 miliardi, maggiori di quelli concessi dal settore bancario britannico (115 miliardi ). In totale, l'esposizione ai quattro paesi più colpiti alla pressione dei mercati - Grecia Portogallo, Irlanda e Spagna - si concentra per un 61% nei paesi dell'eurozona, in che rende più probabili le possibilità di contagio in caso di default di uno dei quattro.

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L'impatto sull'economia europea. La Faz scrive che «una crisi della Spagna sarebbe più difficile da superare per l'Europa rispetto a quella greca, poichè questa contribuisce solo con il 2,5% al totale del Pil europeo, mentre la percentuale della Spagna è di quasi il 12 per cento».

Le smentite. La Spagna ha però smentito. Il vice ministro delle Finanze spagnolo, Carlos Ocana, ha affermanto che la Spagna non sta chiedendo alcun tipo di finanziamento all'Unione europea aggiungendo che Madrid «non ha assolutamente alcun problema» a ripagare il proprio debito. Anche la Commissione europea smentisce le indiscrezioni pubblicate dalla Faz definendole «pure speculazioni». Secondo il portavoce del commissario Ue agli Affari Economici e Monetari Olli Rehn «non esiste alcuna richiesta di assistenza finanziaria da parte di alcun paese. Pochi giorni fa - ha aggiunto il portavoce - è stato messo a punto un meccanismo che in caso di necessità garantirà la stabilità finanziaria della zona euro. Ma finora nessun governo ha chiesto di ricorrervi. Dunque - ha concluso - non c'è nessun preparativo per nessuno Stato».

Record per i depositi overnight. La tensione sui debiti sovrani dell'Ue emerge anche dall'andamento dei depositi "overnight" delle banche dell'eurozona presso lo sportello della Bce che hanno toccato il nuovo massimo storico. Secondo il rapporto della Bce i depositi hanno raggiunto oggi la cifra di 384,26 miliardi (365,90 miliardi tra giovedì e venerdì) di euro. Nel frattempo sono crollati i prestiti, a 367 milioni da 735 milioni. Gli acquisti di covered bond sono rimasti sostanzialmente stabili (56,71 miliardi).

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