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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 12:30.
L'ultima modifica è del 29 giugno 2010 alle ore 12:35.
Adesso i mercati temono che la locomotiva cinese possa rallentare. Questa notizia, unitamente al calo superiore alle attesa della fiducia dei consumatori Usa, ha scatenato le vendite sulle Borse. Le piazze europee hanno bruciato in un solo giorno 145 miliardi di euro con ribassi compresi tra il 3% (Francoforte) e il 5,45% (Madrid). A Piazza Affari, il Ftse All Share ha perso il 4,21 % e il Ftse Mib il 4,44 per cento. Pesanti anche Parigi (-4,01%) e Londra (-3,1%). Tonfo anche a Wall Street con l'indice Dow Jones arretrato del 2,62%, sotto la soglia psicologica dei 10mila punti. Il Nasdaq cede il 3,83% e l'Sp&500 il 3,08% per cento.
La Cina fa paura. In mattinata (ora italiana) la Borsa di Shanghai ha chiuso in calo del 4,27% a 2.427,5 punti, posizionandosi sui minimi degli ultimi 14 mesi. Ha pesato in particolare la revisione al ribasso del Leading indicator (detto anche superindice) che anticipa la tendenza dell'economia cinese nei prossimi 3/6 mesi. Il Conference Board, lunedì, ha rivisto allo 0,3% dal precedente 1,7% il superindice di aprile, adducendo un errore di calcolo. Un altro segnale di nervosismo è arrivato dalla revisione al ribasso del pricing per l'Ipo di Agricultural Bank, interpretata dai mercati come un rallentamento degli investimenti.
Timori in Europa. Anche l'Europa ha di che preoccuparsi dato che giovedì le banche dovranno restituire alla Bce i 442 miliardi presi a prestito un anno fa. Questa notizia ha alimentato i timori di una nuova crisi di liquidità nell'Eurozona.
Le preoccupazioni di Wall Street. Il flusso di notizie negativo ha colpito anche la piazza azionaria statunitense affossata dal dato sulla fiducia dei consumatori in giugno, scivolata di 10 punti alla fine di giugno, a quota 52,9 punti dai 62,7 punti di maggio. Gli analisti attendevano un calo, ma solo di modesto livello. Quella di giugno è la flessione maggiore dallo scorso febbraio, quando l'indice era sceso anche in quel caso di 10 punti. Dopo febbraio, la fiducia poi era aumentata per tre mesi consecutivi. Il dato sulla fiducia dei consumatori è osservato molto attentamente dagli analisti perché i consumi rappresentano circa il 70% del Pil statunitense.
A placare gli animi non è bastato l'indice S&P/Case-Shiller, che evidenzia l'andamento dei prezzi delle case nelle 20 principali città degli Stati Uniti, che ha indicato un aumento ad aprile del 3,8% su base annua (0,8% mensile). Si tratta del primo rialzo su base mensile dopo sei ribassi consecutivi. I prezzi delle abitazioni nelle prime 10 città degli Stati Uniti sono invece cresciuti in marzo del 4,6% su anno con un aumento dello 0,7% su base mensile.