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Passera: la Tobin tax non è un'eresia, si può rivedere il regime delle rendite finanziarie. Che ne pensi?

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2010 alle ore 08:08.

Le banche come categoria omogenea non esistono. Vengono chiamate banche imprese in realtà molto diverse tra di loro. Le banche - come accade in tutti i settori sia industriali che dei servizi - si distinguono per valori e obiettivi aziendali, per modelli di business, per le regole che seguono o che non seguono, per dimensione e livelli di complessità. Parlare di banche come categoria generale non ha senso. Molti tipi di banche e diversi modelli di business coesistono. Dovremmo almeno distinguere tra banche commerciali orientate all'economia reale e banche focalizzate sulle attività di trading. Queste due tipologie di "banche" hanno avuto responsabilità non comparabili nell'innesco della crisi e hanno presentato una diversa capacità di resistenza e di solidità di fronte ad essa.

Il sistema bancario italiano - dove l'attività di banca commerciale è predominante - è uscito relativamente bene dalla crisi, così come è accaduto a pochi altri sistemi: ad esempio in Canada e Australia. In Italia, i due terzi degli attivi bancari sono rappresentati da prestiti all'economia reale: una situazione che non trova analogie nei sistemi bancari europei. L'assetto regolamentare e l'architettura dei sistemi di vigilanza nel nostro paese si sono rivelati ben concepiti ed efficaci per garantire stabilità e solidità al settore bancario.

Le regole e il sistema dei controlli sono elementi imprescindibili per un sistema finanziario solido e ben funzionante, così come un sistema finanziario solido ed efficiente è fondamentale per il sostegno alla crescita economica. Porre rimedio all'incertezza regolamentare che grava da troppo tempo sul sistema finanziario e bancario, rappresenta un passo fondamentale nella direzione del rilancio della crescita e, quindi, dell'occupazione.

La costruzione della nuova architettura regolamentare ha bisogno di intelligenza politica per ristabilire la rule of law, attraverso regole più rigorose, più chiare, estese anche al settore bancario ombra e applicate a livello internazionale per evitare distorsioni competitive e forme di arbitraggio regolamentare. Il settore bancario, i governi e le autorità di vigilanza devono cooperare su importanti obiettivi comuni e fortemente interrelati:

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Tobin tax

Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo (Olycom)

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garantire la stabilità finanziaria, evitando il ripetersi di nuove crisi;
favorire il rilancio della crescita economica;
incentivare una redditività bancaria sostenibile, conservando l'attrattività del settore sul mercato dei capitali.

Talune specifiche attività finanziarie si sono dimostrate particolarmente responsabili della crisi. In particolare le banche del trading e le interrelazioni fuori bilancio con il sistema bancario ombra hanno esasperato la capacità di trasformazione delle scadenze finanziando a breve termine impegni di credito a lungo. L'attenzione dei regolatori e le nuove regole devono concentrarsi in modo particolare sull'eliminazione dei meccanismi perversi che hanno contribuito all'innesco della crisi, attraverso una serie di interventi prioritari per assicurare:
- maggiore quantità e qualità del capitale;
- limiti ben definiti sulla leva;
- costituzione di solidi cuscinetti di liquidità;
- regolamentazione del mercato dei derivati.

I requisiti di capitale dovrebbero essere aumentati in modo ragionevole e la qualità del patrimonio di vigilanza dovrebbe essere migliorata in modo tale da rendere più omogenea la definizione di capitale di vigilanza nelle diverse giurisdizioni.
L'introduzione di limiti all'indebitamento, che tengano conto della diversa articolazione dell'attività, consentirebbe di evitare indebitamenti complessivi – comprendenti le cosiddette passività fuori bilancio - eccessivi e insostenibili.

Si dovrebbero introdurre regole più stringenti sulla liquidità, in una prospettiva sia di breve sia di lungo periodo. La crisi ha confermato che le banche sono molto più vulnerabili sul terreno della liquidità, piuttosto che sul fronte dell'inadeguatezza dei cuscinetti di patrimonio di vigilanza.
Bisognerebbe affrontare la questione dei derivati Otc (Over the counter), procedere a una progressiva standardizzazione dei prodotti e spostare gradualmente le negoziazioni su mercati regolamentati e piattaforme centralizzate.

La nuova regolamentazione di Basilea 3 affronta i temi cruciali ma, se non opportunamente messa a punto, potrebbe condurre a risultati controproducenti. Essa dovrà definire il corretto equilibrio tra la necessità di contenere l'assunzione di rischi e la tentazione di imporre approcci indifferenziati a tutte le tipologie di attività bancaria con il rischio di creare un sistema bancario fortemente anticiclico e caratterizzato da eccessive restrizioni sulla gestione del capitale e dei portafogli di attività, con il conseguente risultato di punire indiscriminatamente l'intero settore bancario, indipendentemente dai modelli di business. Regole, parametri, coefficienti, tipologie di controlli e di coperture non possono essere le stesse per le banche dell'economia reale e per le banche del trading.

Non è ancora possibile dare un giudizio definitivo sulle proposte di Basilea 3 perché non è ancora stato definito il nuovo livello al quale si intende, per esempio, fissare i requisiti minimi di capitale regolamentare. Certamente però l'effetto complessivo prodotto dall'accumulo di tutte le varie proposte allo studio rischierebbe di creare notevoli svantaggi, soprattutto per l'attività di banca commerciale. È poi necessario che Basilea 3 venga implementata gradualmente con periodi di transizione sufficientemente estesi: diversamente si rischierebbe di innescare fenomeni pro-ciclici di razionamento del credito dal lato dell'offerta che, almeno fino ad oggi, sono stati evitati.

Le sole regole possono conseguire risultati limitati se non sono accompagnate da controlli efficaci. Non esistono coefficienti "magici" che ci tengano lontani da nuove crisi senza sistemi di supervisione ancora più efficaci e coordinati. Regole complesse rendono il compito degli organi di controllo e il confronto fra i diversi stakeholders molto meno facile.
L'informazione al mercato gioca un ruolo chiave. L'opacità nella comunicazione di bilancio sulle esposizioni di alcune banche nei confronti di talune tipologie di attività continua a innescare importanti problemi di liquidità sul mercato interbancario. La completa pubblicazione degli stress test sui sistemi bancari europei è fortemente auspicabile e sarebbe opportuno estendere tale esercizio a una platea sufficientemente ampia di intermediari.

Parlando di regole non si può non accennare alle regole fiscali e alle proposte di inasprimento indifferenziato in discussione a livello internazionale. Un approccio poco condivisibile che occorre evitare. Alcuni stati sono dovuti intervenire con quantità enormi di risorse finanziarie per salvare le proprie banche, altri invece non sono dovuti intervenire per nulla, continuando anzi a raccogliere rilevanti tasse dalle banche. L'attuale regime di imposizione fiscale nei diversi paesi presenta poi caratteristiche assai diverse e le aliquote nelle singole giurisdizioni possono variare anche di 20 punti percentuali.
Se è auspicabile un progressivo allineamento della tassazione non appare per nulla ragionevole punire ex post in modo indiscriminato tutte le banche, non riconoscendone le rispettive e assai differenti performance durante la crisi.

Appare invece del tutto ragionevole rivedere in molti paesi, fra cui l'Italia, il regime di tassazione sulle rendite finanziarie, dove permangono in più di un caso livelli anormalmente bassi, perseguendo una logica di armonizzazione delle aliquote su scala europea. Così come si potrebbe discutere l'ipotesi di introdurre un prelievo fiscale se pur minimo sulle transazioni finanziarie sul modello della Tobin tax a patto che esso sia minimo e si applichi erga omnes su transazioni chiaramente identificate.
In sintesi: buone regole, per favore e presto!

* Corrado Passera è amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo


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