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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2010 alle ore 17:49.
Il settore bancario italiano «si conferma più sicuro rispetto a quelli dei Paesi dell'area euro e meno esposto sui mercati internazionali». Lo sottolinea l'Abi sulla base di un'analisi del centro studi contenuta nell'ultimo rapporto Afo-Financial Outlook, secondo cui gli istituti di
credito italiani sono 3 volte meno esposti sull'estero rispetto ai concorrenti europei.
Il settore bancario nazionale, infatti, nel panorama europeo è «tra quelli meno esposti verso l'estero, presentando una sostanziale tenuta rispetto ai rischi esterni, dovuta sia a un basso effetto di leva sia a una composizione territoriale del portafoglio meno rischiosa della media europea».
Usando come indicatori - spiega il centro studi di Palazzo Altieri - l'ammontare dell'esposizione bancaria, ripartita tra i diversi Paesi verso i quali le banche investono, e il cosiddetto 'rischio Paese' (misurato dagli spread sui Cds), è stata ottenuta una stima di mercato delle potenziali perdite attese dai diversi sistemi bancari europei sul proprio portafoglio estero rapportata alla relativa consistenza patrimoniale.
Dai risultati ottenuti «risulta che, nonostante l'attuale fase di tensioni finanziarie, le perdite non sarebbero comunque tali da modificare la solidità delle banche dell'area euro: in media dovrebbero collocarsi intorno all'8% del capitale». In questo quadro, «primeggia il sistema bancario italiano con un'incidenza delle perdite sul patrimonio che risulta di oltre 3 volte inferiore a quella media europea». Infatti, «l'interazione tra il rischio Paese e il livello di esposizione determina una perdita attesa sull'esposizione estera del capitale in percentuale decisamente più bassa in Italia (3%), contro l'8,2% dell'area euro e il 18,2% della Germania».
La rischiosità del portafoglio delle banche italiane - aggiunge l'Abi - è al di sotto della media dell'area euro, sia prendendo in considerazione i Cds sui titoli di Stato a un anno che quelli a 10 anni. Inoltre, sia i principali Paesi dell'Eurozona (Germania e Francia) sia quelli maggiormente in crisi (Grecia, Spagna e Portogallo) «risultano avere un grado di rischiosità dell'esposizione estera più elevato rispetto all'Italia»