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Stipendi più magri per i banchieri

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2010 alle ore 08:02.

Le paghe dei grandi banchieri europei e americani hanno conosciuto un bagno di umiltà: secondo la società Equilar, specializzata nell'analisi dei compensi, l'anno scorso si sono ridimensionate in media del 57%, a sei milioni di dollari contro i 14 del 2008. Lo studio, commissionato dal quotidiano Financial Times, rivela però anche come ciò che a Wall Street - o a Londra - rappresenta un sacrificio difficilmente possa calmare le polemiche sui super-stipendi nell'alta finanza: numerose retribuzioni sono rimaste multimilionarie o poco legate alla performance. E i casi controcorrente, di aumenti mentre era fresca la memoria dei collassi bancari e l'economia era assediata dalla recessione, sono stati più d'uno.

Il meglio pagato, nella classifica compilata da Equilar che ha considerato 17 giganti transatlantici, è l'americano John Stumpf. L'amministratore delegato della Wells Fargo, tra i pochi istituti emersi rafforzati dalla crisi, ha guadagnato 18,7 milioni, il doppio dell'anno precedente. Al secondo posto si insedia il chief executive dell'europea Credit Suisse, il primo banchiere di origine statunitense a salire alla guida del gruppo: Brady Dougan ha portato a casa 17,6 milioni. Terzo è il tedesco Josef Ackerman di Deutsche Bank, con 13,2 milioni.

Ackerman è anche tra i cinque top executive che hanno intascato aumenti: un'impennata del 553%, pur se gonfiata dalla rinuncia al bonus l'anno precedente. Gli altri banchieri apparsi in controtendenza sono i già ricordati Stumpf (+107%) e Dougan (+570%), affiancati da Francisco Gonzalez dello spagnolo Banco Bilbao (+15% a 8,9 milioni) e dall'italiano Corrado Passera di Intesa Sanpaolo (+18% a 5,2 milioni). Passera, all'ottavo posto assoluto, è uno di due italiani nella speciale classifica: lo precede, settimo per compensi, Alessandro Profumo di UniCredit con 6 milioni. Profumo ha visto la sua paga l'anno scorso ridimensionata del 62 per cento.

Di poco più o poco meno di un milione si sono «accontentati» John Varley di Barclays (1,7 milioni), Frederic Oudea di Société Générale (1,5 milioni), Baudouin Prot di Bnp Paribas (1,4 milioni), Jamie Dimon di JP Morgan (1,2 milioni), l'allora chief executive di Morgan Stanley John Mack (939mila dollari) e anche Lloyd Blankfein di Goldman Sachs (862mila dollari).

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Dimon e Blankfein, in particolare, hanno visto le paghe scivolare del 96% e del 98% nonostante i profitti brillanti messi in evidenza dai rispettivi gruppi nel 2009. Sono raddoppiati a 11,7 miliardi gli utili di JP Morgan e hanno raggiunto il record di 13 miliardi quelli di Goldman. Sui loro compensi - e sulla classifica in generale - occorre però aggiungere una precisazione: il metodo utilizzato da Equilar considera stipendio base, bonus, benefit e pacchetti in azioni e opzioni assegnati entro l'anno fiscale. Nello stimare le paghe di Blankfein e Dimon questa scelta ha avuto un impatto significativo: i due executive hanno infatti ricevuto quest'anno pacchetti valutati 9 e 16 milioni relativi al 2009 ed esclusi così dai calcoli. Pur se, soprattutto per Blankfein, la possibile somma resterebbe lontana dai giorni di gloria, quando nel 2007 aveva intascato quasi 68 milioni.

Un discorso a sè va fatto per gli ultimi due banchieri presi in esame: Vikram Pandit di Citigroup e Kenneth Lewis, amministratore delegato di Bank of America nel 2009. Hanno ricevuto rispettivamente la cifra simbolica di 1 dollaro e 32.000 dollari, ma sotto l'occhio vigile delle autorità dopo che le due banche erano state salvate da Washington. Un esempio, oltretutto, che ha faticato a trovare seguito. Il chief executive di un'altra banca salvata, questa volta in Gran Bretagna, ha ottenuto compensi più consistenti: Stephen Hester, alla Royal Bank of Scotland dal novembre 2008, ha ricevuto 10 milioni. Quando si tratta di banchieri a Wall Street, inoltre, anche lo sipendio d'ingresso, non soltanto quello ai vertici, nel 2009 è rimasto elevato: 11.759 dollari lordi al mese nel secondo trimestre, in aumento del 23% rispetto all'anno precedente.

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