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Finanza e Mercati Azioni

Wall Street chiude in rosso con il Dow Jones sotto i 10mila punti. A Piazza Affari corrono le banche

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2010 alle ore 08:43.
L'ultima modifica è del 26 agosto 2010 alle ore 22:12.

Chiusura in calo per Wall Street. Il Dow Jones ha perso lo 0,70% a 9.989,06 punti, il Nasdaq l'1,07% a 2.118,69 punti mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno lo 0,75% a 1.047,45 punti. La Borsa americana ha ignorato il dato positivo relativo al calo delle richieste per i sussidi di disoccupazione e attende il discorso atteso per domani, venerdì, del governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, che potrebbe affrontare lo spinoso tema della deflazione che minaccia l'economia americana.

Diverso l'andamento in Europa dove i mercati hanno interrotto la serie negativa delle ultime sedute chiudendo in rialzo, con Milano in prima fila trascinata dalla corsa dei titoli bancari. Dopo la debolezza registrata nelle utlime sedute gli indici hanno recuperato terreno mettendo a segno un moderato rimbalzo. Londra ha guadagnato lo 0,78%, Parigi lo 0,53 per cento. Più timido l'andamento di Francoforte che ha terminato le contrattazioni quasi sulla parità (+0,12%). Decisamente più marcato, invece, il rimbalzo di Piazza Affari con gli indici FTSE Mib e FTSE IT All Share in rialzo rispettivamente dell'1,39% e dell'1,30 per cento.

A dare forza al listino milanese sono state le banche con Intesa Sanpaolo (+4,86%) che prosegue nella sua corsa iniziata a metà pomeriggio sull'attesa dei conti semestrali, che verranno annunciati domani, venerdì. Semestrale che è stata molto buona per Credit Agricole (+3,84%) e che spinge al rialzo tutto il settore del credito. La banca francese ha riportato nel secondo trimestre ricavi record per 5,47 miliardi, con un aumento del 20% rispetto ai 4,56 miliardi di un anno prima dovuto soprattutto alla forte domanda di prestiti per l'acquisto di case in Francia, mentre gli utli sono aumentati dell'88,6% a 379 milioni di euro. Brillante trimestre anche per Accor e l'Oreal e, nel settore della grande distribuzione, per l'olandese Ahold. A Piazza Affari bene anche Pirelli & C, Exor e Italcementi. Sottotono le utilities, TernaA2a, Snam Rete Gas. Positiva anche Fiat, dopo l'ottimismo mostrato dall'ad Sergio Marchionne sul 2010. In grande evidenza il titolo Tod's dopo i positivi dati semestrali l'annuncio di un dividendo straordinario di 3,5 euro per azione. Dividendo che garantirà alla famiglia Della Valle, che controlla il gruppo calzaturiero, un'entrata aggiuntiva di quasi 72,4 milioni di euro.

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In Europa seduta al rialzo anche per le banche greche, con il listino di Atene in rialzo di oltre un punto e mezzo. Forti i titoli delle materie prime minerarie (Antofagasta +4,04%), mentre rimangono cauti i farmaceutici, con Novartis che comunque cresce dello 0,96% dopo essere salita al 77% in Alcon.

Viaggia invece intorno ai valori dell'ultima chiusura Wall Street, dopo un'apertura in timido rialzo. La Borsa di Manatthan ha accolto con relativa freddezza il buon dato sulle richieste dei sussidi di disoccupazione, calate più del previsto. Gli investitori attendono il discorso che il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, terrà domani nel corso della riunione dei banchieri centrali a Jackson Hole, una località di villeggiatura nel Wyoming. Saranno presenti anche il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, e il governatore della Banca del Giappone, Masaaki Shirakawa.

Secondo il New York Times, è possible che una delle principali preoccupazioni di Bernanke in questo momento sia il rischio di deflazione. La Fed ha a che fare con un paese dove il tasso di disoccupazione persiste a livelli altissimi mentre l'inflazione continua ad essere così bassa da preoccupare molti economisti. Il tema dominante al simposio del Wyoming, che comincia oggi, giovedì, e al prossimo incontro della Fed il 21 settembre, sarà decidere se e quando agire per prevenire il rischio di deflazione, una delle "malattie" più temute, in grado di imprigionare un'economia per molti anni come è avvenuto per il Giappone negli anni '90.

L'ultima volta che la Fed ha affrontato il problema della deflazione è stato nel 2003, quando l'economia americana usciva dalla recessione seguita all'esplosione della bolla delle dot-com nel 2001. Una situazione non molto diversa, anche se meno grave, di quella attuale.
Secondo un documento confidenziale, reso pubblico l'anno scorso, di un incontro del Fomc, l'organo di politica monetaria della Fed, del 6 maggio 2003, gli economisti della Fed vedevano un rischio di deflazione pari al 35% entro la fine del 2004. Bernanke, che era entrato a far parte del board della Fed solo da nove mesi, apparve molto sensibile al problema. Disse che "per la prima volta in molti decenni" l'Istituto Centrale era di fronte al rischio di stime sull'inflazione troppo alte. Era quindi compito della Fed quello di pensare ad "un piano per poter passare da un taglio standard di tassi di interesse a operazioni non standard, se queste dovessero rendersi necessarie".

Le sue opinioni verosimilmente influenzarono quelle dell'ex numero uno della Fed Alan Greenspan. «Sappiamo cosa fare quando l'inflazione cresce", disse nell'incontro del 2003, ma "non ci siamo confrontati con il problema della deflazione per moltissimo tempo».

Occupazioni negli Stati Uniti. Il numero di lavoratori che negli Stati Uniti ha fatto richiesta per la prima volta di sussidi di disoccupazione è calato a sorpresa la settimana scorsa per la prima volta da quattro settimane. Secondo il dipartimento del Lavoro americano le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono calate di 31.000 unità nella settimana terminata il 21 agosto, a 473.000 unità. Gli analisti avevano stimato un calo di 10.000 unità.
Il dato potrebbe dare una temporanea ventata di ottimismo a Wall Street, in questi giorni afflitta da una valanga di dati negativi sul settore immobiliare. Anche se va detto Il livello complessivo di richiese di sussidi rimane molto alto e la media delle quattro settimane, che riduce la volatilità, è cresciuta di 3.250 unità, a 486.750. E' il livello più alto dal 28 novembre 2009.

Sul fronte valutario l'euro è scambiato a 1,2727 dollari dopo la chiusura di Wall Street, in recupero rispetto alla chiusura di giovedì.

In mattinata (ora italiana) la Borsa di Tokyo si è risollevata dai minimi degli ultimi 16 mesi e ha chiusola seduta in rialzo dello 0,69%, grazie ad una corrente di ricoperture agevolate alla frenata dello yen, sia contro dollaro, sia contro euro. L'indice Nikkei è risalito a 8.906,48 punti, con un progresso di 61,09 punti, sulla scia di Wall Street che ieri ha interrotto la serie negativa di quattro sedute al ribasso, nonostante il negativo il crollo delle vendite di nuove case negli Stati Uniti ai livelli del 1963.

Lo yen ha perso un po' terreno e ha permesso al dollaro di risalire a quota 84,80 yen da 84,58 ieri sera a New York, dopo il minimo di 83,60 dollari, che non toccava dal giugno 1995, segnato due giorni fa. Anche l'euro è risalito a107,9 yen da 107,5 ieri e dopo 105,44 (minimo dal luglio 2001) del 24 agosto. I timori per la crescita comunque persistono e il Governo giapponese ha fatto sapere che sta preparando nuove misure per stimolare l'attività economica del Paese.

«Tenuto conto della situazione attuale - ha dichiarato alla stampa il segretario generale del Governo, Yoshito Sengoku - stiamo per prendere decisioni il più rapidamente possibile». Secondo i media nipponici tali misure potrebbero essere prese entro martedì prossimo. Il primo ministro Naoto Kan si é recentemente detto disposto a riflettere su misure eccezionali addizionali per sostenere la fragile ripresa economica dal momento che le sovvenzioni in atto, come quelle per gli acquisti di autovetture o apparecchiature tecnologiche, arriveranno a scadenza.

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