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Postbank e leva troppo alta costringono Deutsche Bank all'aumento di capitale. Accordo su Basilea3

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2010 alle ore 18:17.

Deutsche Bank (Db) sta per mettere mano a un aumento di capitale record da 9,8 miliardi di euro che vale quasi un quarto del suo patrimonio netto. La conferma dell'indiscrezione di venerdì, con il titolo in caduta del 4,6 per cento, è giunta oggi secondo quanto riporta Bloomberg. Non è una banale coincidenza il fatto che la decisione cada a pennello con il vertice su Basilea 3 nel weekend. Nel tardo pomeriggio è stato approvato il nuovo accordo, che impone requisiti più stringenti per gli istituti di credito nel mondo.

L'accordo di oggi, messo a punto dai governatori delle Banche Centrali e dal comitato di Basilea, apre la strada a un quadro di regole che dovrebbe portare più solidità e stabilità nel comparto del credito internazionale. L'intesa (si legga il comunicato integrale) dovrà avere il vaglio definitivo al G-20 di novembre.

In effetti, dietro alla decisione di Db c'è la volontà di salire nel capitale di Postbank, già controllata al 29% dal colosso del credito guidato da Josef Ackermann, ma è solo un pezzo della storia. L'istituto tedesco ha senza dubbio bisogno di mezzi freschi, anche in prospettiva dei nuovi requisiti di capitale che saranno dettati da Basilea 3, e la sensazione diffusa è che Deutsche Bank non resti isolata. Anzi potrebbe essere il battistrada in Europa di una nuova stagione di caccia ai capitali da parte degli istituti di credito.

Perché proprio Deutsche Bank, che pur ha superato brillantemente gli stress test? Perché, e basta dare un'occhiata ai bilanci, la più grande banca tedesca mostra tuttora una leva finanziaria assai tirata. Db ha un attivo totale di 1.925 miliardi di euro e la sua dotazione di patrimonio è di appena 42 miliardi. È un rapporto di uno a 45 volte. Cosa vuol dire? In soldoni che per ogni 45 euro di attività gestite, la banca di soldi suoi mette un solo euro. Un po' poco per garantire sicurezza in caso di svalutazioni delle attività. E pensare che la leva è assai scesa dopo la crisi di Lehman. Ma evidentemente non a sufficienza per dormire sonni tranquilli. Secondo i dati di R&S Mediobanca a fine del 2008 il rapporto tra capitale netto e attivo (tangibili) era di ben 99 volte.

Tanto per dare un'idea, UniCredit a quella data, sempre secondo R&S Mediobanca, aveva una leva di 32 volte; Intesasanpaolo di 26; Hsbc di 33 o Bnp Paribas con un rapporto di 44 volte tra mezzi propri tangibili e attività. Insomma il gigante tedesco doppiava quanto a esposizione non supportata dai mezzi propri, la media dei suoi concorrenti. E di fatto condivideva, a fine del 2008, il primato con la belga Dexia (189 volte il rapporto tra capitale e attivo); l'olandese ing e l'altra tedesca Dresdner.

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Lo sforzo per rientrare dopo il crack Lehman, in un contesto di maggiore solidità c'è stato, ma il livello di 45 volte tra patrimonio della banca e sue attività resta elevato. Anche perché tra dicembre 2009 e giugno 2010 il totale delle attività della banca è aumentato di oltre 420 miliardi. Forse sta tutta qui la necessità da parte di Deutsche di ripristinare ratio patrimoniali più adeguati. Anche perché nel bilancio della banca tedesca gli asset "tossici" (classificati nel livello 3 che comprende derivati, prestiti illiquidi e alcuni bond strutturati) non sono scomparsi. Affatto.

A fine giugno il valore attribuito era di 58 miliardi di euro, il 5% di tutto l'attivo della banca e più di una volta l'intero capitale. Quei titoli sono lì parcheggiati, congelati, in attesa di di capire se il loro valore aumenterà nel tempo o declinerà. Resta il fatto che è un fardello pesante tra le pieghe dei conti della prima banca tedesca. E un motivo in più per chiedere denaro fresco ai suoi azionisti.

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