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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2010 alle ore 12:13.

«Nessun mercato finanziario resterà in un territorio da wild west (selvaggio ovest)». Con queste parole il commissario Ue al mercato interno Michel Barnier ha presentato la proposta di regolazione di derivati, cds e vendite allo scoperto che stringerà le maglie della vigilanza e dei comportamenti delle società finanziarie. «È l'assenza di regolazione che ha contribuito alla crisi finanziaria» ha aggiunto Barnier.

Con le proposte di oggi la Commissione Ue si avvia a completare il lavoro di riforma delle regole della finanza europea, regole che dovranno misurarsi naturalmente con quanto stanno decidendo i governi delle altre aree del mondo in particolare con gli Stati Uniti. Oggi Barnier ha teso a minimizzare il rischio di «incoerenza» delle regole che può portare ad arbitraggi nelle transazioni finanziarie. In Giappone e negli Usa (con il Dodd-Frank Act) sono state varate regole sui derivati: la Commissione «usa approcci diversi ma é in linea con la legislazione adottata in altre parti del mondo perché é importante assicurare che non ci siano arbitraggi regolatori».

La proposta della Ue prevede una stretta sulle vendite allo scoperto (short selling) e sui credit default swap dal primo luglio 2012, sui derivati entro fine 2012.

Sulle vendite allo scoperto di azioni, la Commissione propone di aumentare la trasparenza prevedendo che tutti gli ordini siano notificati come tali in modo che i regolatori ne siano a conoscenza. Gli investitori dovranno informare i regolatori sulla posizione netta in azioni «short» quando arrivano allo 0,2% del capitale e il mercato quando arrivano allo 0,5%. I regolatori potranno rilevare i possibili rischi alla stabilità dei mercati del debito sovrano perché riceveranno i dati sulle posizioni «short» inclusi quelle che coinvolgono i credit default swap.

In tempi di stress finanziari la trasparenza da sola non basta. Attualmente sono i regolatori nazionali ad avere il potere di limitare o proibire le vendite allo scoperto. La proposta di oggi dà ai regolatori nazionali chiari poteri in situazioni eccezionali di limitare o proibire «temporaneamente» il divieto di short selling in qualsiasi strumento finanziario in situazioni eccezionali, ma i regolatori nazionali dovranno essere sottoposti al coordinamento dell'Autorità europea per i mercati finanziari (Esma) che avrà in ogni caso la possibilità di intervenire direttamente a due condizioni: che ci sia una minaccia per l'ordinato funzionamento dei mercati e per la loro integrità o che i regolatori nazionali non abbiano preso misure o le misure prese non siano sufficienti.

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Il blocco delle vendite di azioni allo scoperto e delle transazioni sui cds può essere solo temporaneo, può durare fino a tre mesi e può essere esteso per ulteriori periodi che non superino i tre mesi a volta. La Commissione stessa dovrà definire i criteri per determinare quando si configura una «situazione eccezionale» e agirà attraverso atti delegati che Europarlamento e Consiglio possono revocare.

Nel caso in cui il prezzo di uno strumento finanziario crolli in misura significativa (per le azioni il 10%) i regolatori nazionali possono limitare le vendite allo scoperto sino alla fine del giorno di trading successivo. Ciò per rallentare o fermare il calo dei prezzi che viene amplificato dallo short selling in periodi di stress.

Per le vendite «nude» (lo short selling operato senza essere in possesso dei titoli), che potenzialmente amplificano il rischio di fallimento, la Commissione propone che un investitore debba prendere a prestito lo strumento finanziario, accordarsi per prenderlo a prestito. o accordarsi con una terza parte affinché ciò possa avvenire in modo a poter chiudere l'operazione entro i termini del regolamento, cioé al più tardi quattro giorni dopo la transazione.

Il divieto delle vendite allo scoperto era stata una delle misure adottate per attenuare il crollo dei mercati alla fine del 2008. Nei mesi scorsi aveva fatto discutere la decisione, nei mesi caldi della crisi della Grecia, la scelta della Germania di tornare a imporre il divieto alle vendite allo scoperto. Berlino fu accusata di aver preso una decisione senza consultare i partner europei. La mossa si sarebbe di fatto rivelata inefficace proprio perché non concertata a livello internazionale. In un contesto globalizzato come quello dei mercati finanziari infatti il divieto sarebbe stato facilmente aggirato. L'obiettivo della riforma dell'Unione europea è anche evitare che situazioni del genere si ripetano.

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