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Chi ha vinto e chi ha perso nella battaglia al vertice di UniCredit. Super Rampl preoccupa le Fondazioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 07:54.

Chi ha vinto e chi ha perso nella battaglia al vertice di UniCredit? Ecco come si sono mossi i principali protagonisti.

Dieter Rampl. Il presidente tedesco di UniCredit stavolta ha voluto giocare da protagonista. Un anno e mezzo fa, le Fondazioni avevano quasi deciso di sostituirlo perchè troppo «morbido» con Profumo. E in estate, da difensore è diventato il principale oppositore di Profumo. Prima cavalcando l'incidente con i soci libici (violazione della governance).

Poi assumendosi il ruolo istituzionale di contattare personalmente il banchiere per annunciargli la sfiducia da parte del board e la richiesta di dimissioni. Uscito Profumo, Rampl – pare su richiesta dei soci tedeschi e austriaci – ha puntato i piedi sulla candidatura dell'esterno Andrea Orcel. E ha giocato poi la carta interna puntando, anche grazie alle pressioni di Bankitalia che chiedeva una scelta rapida, su Ghizzoni. Manager molto apprezzato dal board, che infatti ieri è stato votato all'unanimità. Ma poco conosciuto dalle Fondazioni. Dunque Super Rampl? Per ora è il vero vincitore della partita. Ma i soci italiani, sembra di capire, lo aspettano al varco della nomina dei direttori generali e dell'attribuzione delle deleghe. In un clima di sospetti crescenti. «Certo, non abbiamo mandato via Profumo per dare la banca in mano a Rampl».

Paolo Biasi.Il presidente della Fondazione CariVerona Paolo Biasi, primo socio italiano della banca con il 4,9%, già in primavera aveva dato via libera contro Profumo. Allora, il manager fu salvato in extremis. Stavolta no. Biasi ha mantenuto ferma la propria decisione. Condizionato dalla Lega? Il sostegno del Sindaco di Verona Flavio Tosi ha certamente aiutato. Ma chi conosce le dinamiche interne a UniCredit sa che da anni Biasi puntava a ridimensionare il peso di Profumo in banca, affiancandogli un numero due. E può sicuramente essere considerata una sua vittoria l'introduzione della figura di un direttore generale, sdoppiando le deleghe che finora facevano capo al ceo. Non è andata in porto invece, come avrebbe voluto Biasi, la mossa di portare Orcel ai vertici di UniCredit. Nè si può dire che Biasi sia stato lo sponsor di Ghizzoni, poco conosciuto in Fondazione. E ora anche a Verona si scrutano le mosse di un Rampl fin troppo protagonista.

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Fabrizio Palenzona. Il mediatore stavolta non ha mediato. Anzi, il vicepresidente di UniCredit (in quota Fondazione Crt) è l'uomo che in consiglio è risultato decisivo per sfiduciare Profumo. Insensibile ai richiami del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che aveva chiesto di evitare traumi al vertice della banca, Palenzona ha detto chiaramente che era arrivato il momento di dire stop a Profumo. A fianco di Biasi nel sostenere l'ipotesi Orcel, ma forse con qualche dubbio in più rispetto ai veronesi, ha lavorato a fianco di Rampl per costruire la scelta interna, non opponendosi (come dimostra il voto a favore nel board) alla decisione del presidente di puntare su Ghizzoni. Chi lo conosce bene, sostiene che Palenzona tenterà di avere un ruolo da protagonista nella scelta dei direttori generali (uno o due) e soprattutto nell'attribuzione delle deleghe. Certo, con un presidente tedesco e un ceo che è stato all'estero negli ultimi quindici anni, il peso che Palenzona avrà sui temi relativi a Mediobanca è destinato ad aumentare.

I libici. Inconsapevolmente o no, sono stati i veri protagonisti decisivi per l'uscita di Profumo dal gruppo. Loro hanno creato il "caso", con l'acquisto di quote oltre il 5% previsto dallo statuto, su cui Rampl ha montato l'incidente della violazione della governance interna e della rottura del rapporto fiduciario con Profumo. Ma l'allarme per la "scalatina" è rientrato proprio subito dopo l'uscita di Profumo. Ieri hanno detto che non saliranno oltre l'attuale 7,5%. E il board ha rinviato ogni decisione sull'eventuale congelamento delle quote. Come dire: la difesa dai timori di scalata non è più così urgente.

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