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Finanza e Mercati In primo piano

Le borse europee chiudono deboli, contrastata Wall Street (dove è record di buy-back azionari)

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 08:39.

Chiusura debole per le principali borse europee, condizionate dall'incertezza di Wall Street virata in negativo dopo un'apertura in rialzo. A Londra l'indice Ftse 100 lascia sul terreno lo 0,34% a 5.662 punti, mentre a Francoforte il Dax guadagna lo 0,09%, a 6.276 punti; a Parigi il Cac 40 avanza dello 0,15% a 3.770 punti. A Milano, il Ftse Mib ha fatto segnare +0,6% e il Ftse All Share +0,57%. A Piazza Affari si é messa in luce Impregilo (+3,48%), grazie a un accordo in Cina sulla dissalazione delle acque. Bene anche Mediaset, balzata in avvio su indiscrezioni, smentite, relative al prossimo ingresso di un nuovo socio russo. Contrastate le banche, bene gli energetici e gli industriali, in calo Telecom.

Gli indici, ben impostati dalla mattinata, hanno toccato i massimi nel primo pomeriggio dopo la diffusione del dato settimanale sulle richieste di sussidi di disoccupazione negli Usa, in calo a sorpresa; hanno poi frenato in scia a una Wall Street debole, per poi riportarsi sul finale ai livelli della mattinata. Niente scossoni nel giorno in cui la Bce ha confermato ai minimi storici i tassi di interesse e nessuna particolare reazione alle indicazioni sull'economia rilasciate dal governatore delle Bce Trichet.

Chiusura contrastata a Wall Street con il Dow Jones che perde lo 0,19% a 10.947,06 punti, il Nasdaq che sale dello 0,13% a 2.383,67 punti, mentre lo S&P 500 cede lo 0,17% a 1.157,97 punti. Non sono bastati, quindi, i dati migliori del previsto sulle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione a migliorare l'umore degli investitori, che attendono con preoccupazione il rapporto sull'occupazione di domani. E non sono bastati nemmeno i buoni risultati di vendita che le grandi catene come Abercrombie, American Eagle e Columbus hanno riportato nel mese di settembre.

A Wall Street è intanto record di buy - back azionari. Per mesi, le aziende statunitensi quotate a Wall Street hanno tenuto da parte una quantità record di liquidità, senza decidere cosa farne. Ora stanno iniziando a investire alcuni di quei soldi, ma non per assumere lavoratori o per costruire fabbriche, ma per sostenere i prezzi delle loro azioni. Lo scrive il Washington Post, secondo cui queste società che hanno raggiunto livelli di liquidità senza precedenti stanno riacquistando in massa azioni proprie. Dall'inizio dell'anno, le imprese hanno dichiarato di aver acquistato 273 miliardi dollari di azioni proprie, un volume oltre cinque volte superiore a quello registrato nello stesso periodo dell'anno scorso, secondo Birinyi Associates, una società di ricerca del mercato azionario. Ma l'aumento di questa tendenza indica che molte aziende sono ancora restie a spendere i loro contanti sulle attività che producono posti di lavoro, che potrebbero portare ad una maggiore crescita economica. Alcune società, secondo gli analisti, stanno comprando azioni proprie in parte perché non vogliono investire nello sviluppo di nuovi prodotti o servizi, mentre la domanda dei consumatori resta debole.

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Non si arresta, intanto, non si arresta l'avanzata combinata di euro e oro mentre lo yen, nonostante gli interventi della Banca centrale del Giappone, non si schioda dai massimi degli ultimi 15 anni sul dollaro. Anche oggi il leit motiv dei mercati finanziari è questo. Sui mercati asiatici l'oro è salito al massimo di sempre a quota 1.364,60 dollari per oncia (+24,5% da inizio anno). Il prezzo dell'oro sta battendo record su record, sotto la spinta della debolezza del dollaro e col sostegno degli investitori speculativi. E c'è chi ipotizza possa raggiungere quota 1.500 dollari nel 2011. Il metallo giallo beneficia inoltre delle incertezze macroeconomiche mondiali e svolge appieno il suo ruolo di bene di rifugio. Martedì é stata superata per la prima volta la soglia di 1.340 e ieri é stata toccata quella di 1.350. Nel frattempo l'argento ha toccato il nuovo massimo degli ultimi 30 anni (23,51 dollari), il platino ha aggiornato quello degli ultimi cinque mesi e mezzo (1.723 dollari) e il palladio si é addirittura portato al nuovo picco assoluto di 602,50 dollari. Questo metallo, il cui precedente top era del 4 marzo 2008 (590 dollari) da inizio anno é rincarato di quasi il 50%.

La debolezza del dollaro mette le ali all'euro che stamattina è balzato oltre quota 1,40 ritoccando il massimo degli ultimi 8 mesi, contro 1,3891 della chiusura di ieri, mercoledì. Contro lo yen la valuta comune é salita a 115,43 da 115,16, ma l'attenzione degli operatori é in questo momento tutta sul cambio dollaro-yen, col biglietto verde sceso a 82,78 yen da 82,81 di ieri, livelli ai quali erano scattati i precedenti interventi delle autorità giapponesi. Stanotte a New York il cross dollaro-yen ha toccato il nuovo minimo da 15 anni a 82,75. Ieri, il premier cinese Wen Jabao, relativamente alle polemiche sulla guerra delle valute, in un incontro a Bruxelles ha respinto le pressioni europee per apprezzare lo yuan, dopo che negli Stati Uniti la scorsa settimana il Congresso ha adottato un progetto di legge che introduce dazi doganali contro lo yuan.

In questo quadro le Borse europee erano partite in avvio di contrattazioni poco mosse, allineate ai valori della chiusura di ieri, per poi a metà mattina accelerare portando il rialzo intorno al mezzo punto percentuale trascinate dal dato positivo sulla produzione industriale tedesca e dalle statistiche sul mercato del lavoro americano (sussidi di disoccupazione migliori delle attese).

La Borsa di Tokyo ha invece chiuso gli scambi poco mossa con una flessione dello 0,07%, al termine di una seduta condizionata dai deludenti dati americani sull'occupazione e alla persistente forza dello yen sul dollaro, ai minimi degli ultimi 15 anni.

Effetto Samsung sulle Borse asiatiche. Seduta di realizzi per le principali borse di Asia e Pacifico dopo la corsa della vigilia, mentre Shanghai continua ad essere chiusa per le festività legate al National Day celebrato lo scorso 1 ottobre. I listini sono stati mortificati dall'inaspettato calo dell'utile e delle vendite trimestrali di Samsung Electronics (-2,9% a Seul), che hanno scontato un rallentamento nella domanda di schermi piatti, di cui il produttore coreano è leader.

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