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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 08:06.

L'euro sale ai massimi da 8 mesi, l'oro ritocca di nuovo il record e anche lo yen si avvicina al top da 15 anni. Le Borse spiccano il volo. Le materie prime hanno raggiunto i massimi storici. I titoli di stato americani hanno portato i prezzi alle stelle e, di conseguenza, i rendimenti ai minimi di sempre: quelli biennali statunitensi ieri hanno ri-toccato il record di rendimento a 0,3987%.
Persino i junk bond, le obbligazioni di così scarsa affidabilità da essere definite «spazzatura», per la prima volta dal 2007 hanno visto le quotazioni salire mediamente sopra quota 100. Insomma: crescono i prezzi delle azioni (cosa che solitamente accade quando l'economia cresce), ma salgono anche quelli dei titoli di stato e dell'oro (cosa che succede quando l'economia va male). Si acquistano junk bond (segno di appetito per il rischio), ma anche i titoli di stato (segnale di avversione al rischio). Si compra tutto e il contrario di tutto.
Perché? La causa va cercata nella decisione di tutte (o quasi) le banche centrali di tenere bassi i tassi, di comprare titoli di stato e di inondare ancora il mercato di liquidità. Fiumi di denaro vengono gettati sul sistema bancario a costo zero. E questo, più che a stimolare l'economia, va a gonfiare le quotazioni di qualunque attività finanziaria: azioni, bond, materie prime.
Non è un caso che ieri la grande euforia sia iniziata con la decisione della Banca centrale del Giappone di portare i tassi ufficiali «virtualmente a zero» e di creare un fondo da 5mila miliardi di yen (60 miliardi di dollari) per comprare sul mercato titoli di stato. Questa decisione è stata presa perché l'economia arranca e il barometro dei prezzi resta nel campo della deflazione. La mossa della Banca del Giappone è dunque d'emergenza. Come quella attesa dalla Federal Reserve. E anche la Banca d'Inghilterra si è detta pronta a nuovi interventi straordinari.
Persino la Banca centrale australiana, dove l'economia è in una situazione ben diversa, ieri ha sorpreso tutti lasciando invariati i tassi d'interesse al 4,5% quando il mercato si attendeva un rialzo. Solo la Banca centrale europea attualmente è invece impegnata in un drenaggio di liquidità (forte della crescita in Germania), ma in tanti sono convinti che questa politica restrittiva abbia il fiato corto.
Lo scenario, insomma, è nero: il mercato del lavoro non crea occupazione, i consumi non crescono, l'economia non decolla, i prezzi frenano verso la deflazione e le banche centrali sono costrette a intervenire. Ma i mercati finanziari preferiscono guardare il bicchiere mezzo pieno del pronto intervento. E così ieri, trainati dalla decisione della Banca del Giappone e da qualche indicatore economico migliore delle attese in Usa, hanno continuato la volata. A guidare le danze sono state le valute. La notizia arrivata da Tokyo ha subito depresso lo yen, che però poi ha recuperato terreno: alla fine ha chiuso in rialzo nei confronti del dollaro a 83,07. In salita anche l'euro, arrivato in serata a 1,3837 sul biglietto verde, massimo da otto mesi.
Tutti gli altri mercati si sono mossi di conseguenza. Le Borse hanno messo a segno buoni rialzi sia in Europa (Londra +1,44%, Parigi 2,25%, Francoforte +1,33%, Milano +2,09%), sia negli Usa (Wall Street +2,09% e Nasdaq +2,36%). È vero che i listini azionari venivano da varie sedute deboli, ma è anche vero che il trend generale è di rialzo: da inizio settembre Wall Street ha guadagnato più del 10%, le Borse europee più del 5%. Ma i livelli più gonfiati si vedono sul mercato delle materie prime e sui bond. L'oro ha superato i 1.341 dollari (record storico), l'argento si è avvicinato ai 23 dollari (massimo degli ultimi 30 anni), il rame è sui massimi degli ultimi due anni e lo stagno (si veda pagina 48) è al record storico.
Idem per i titoli di stato, grazie anche agli acquisti della Fed. In America i rendimenti sono ai minimi storici per i bond con scadenza dai 2 ai 7 anni. In Germania i Bund decennali sono sopra i minimi, ma di poco: oggi rendono il 2,28% contro il record di 2,11% di qualche mese fa.
Da inizio anno chi ha investito in materie prime ha guadagnato – secondo i dati Reuters – fino al 55% (grano) o al 47% (alluminio). Chi ha comprato T-Bond Usa ha realizzato una plusvalenza del 15%, chi ha puntato sui junk bond dell'11,3%. Le Borse americane segnano rialzi intorno al 5% da gennaio, mentre quelle europee sono più contrastate. Qualunque scommessa, insomma, è risultata vincente in un mercato inondato di liquidità. Nel frattempo l'economia cammina sull'orlo della seconda recessione. Ma per i mercati questo è solo un dettaglio...
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