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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2010 alle ore 16:43.
Lo yen si avvicina sui massimi sul dollaro nonostante le ripetute mosse della Banca del Giappone per arginare la divisa nipponica. Il dollaro scende anche nei confronti dell'euro e, quel tanto che gli è concesso, nel cambio parzialmente flessibile con lo yuan. Il franco svizzero, invece, è vicino al picco rispetto all'euro dimostrandosi una moneta robusta in questa fase di incertezza. Insomma, per cavalcare la ripresa le grandi economie fanno a gara a chi ha la moneta più debole per spingere le esportazioni. Tra le grandi valute è quindi guerra aperta.
Come può impattare questo scenario sugli investimenti? Considerati i fuochi d'artificio e l'incertezza in cui versano le prime economie del pianeta (Cina e Germania escluse) gli esperti consigliano, per chi vuole investire in questo momento sulle valute (consapevole del fatto che si tratta di un investimento in ogni caso adatto per chi ha un alto profilo di rischio) di stare alla larga dalle divise big. E di puntare su cavalli più piccoli che però hanno spazio per crescere considerate le prospettive economiche dei rispettivi paesi. «Siamo favorevoli in particolare su corona danese e corona norvegese - spiega Massimo De Palma, head of asset management di Swiss & Global Sgr -. Perché sono legate a economie che hanno margini di crescita. In più la corona norvegese è storicamente correlata in modo direttamente proporzionale all'andamento del petrolio e potrebbe salire nei prossimi mesi in compagnia del prezzo del greggio». Nella strategia del gestore c'è anche un'altra certezza, quella di evitare il dollaro.
Della guerra delle grandi divise potrebbero approfittarne anche alcune «valute emergenti». Tra queste, come spiega Janwillem Acket, capo economista di Julius Baer, c'è in pole position il peso messicano. «Sono favorevole con un orizzonte temporale da 3 a 12 mesi anche su rupia indonesiana, rupia indiana, rublo russo, dollaro canadese, dollaro di Singapore». Le valute da evitare nel prossimo anno? «Corona ceca, rand sudafricano, fiorino ungherese, dollaro australiano, euro, sterlina, dollaro neozelandese, yen e franco svizzero . Quest'ultimo - conclude - ha corso tanto per effetto del fligh to quality e sconta uno scenario eccessivo».