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Draghi: ripresa a rischio, Italia indietro di 9 anni
Tremonti: si produce più deficit che Pil, così non va

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2010 alle ore 12:17.

Tremonti: l'Unione europea produce più deficit che Pil, così non si può continuare

DOCUMENTI / L'intervento di Mario Draghi alla Giornata del risparmio

ROMA - «La ripresa mondiale è a rischio», l'allarme è stato lanciato dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, secondo cui la crisi «ha investito con forza la nostra economia» e ne ha riportato «indietro il prodotto annuo, nel 2009, sui volumi di nove anni fa».


«Le prospettive per la crescita del Pil, quest'anno e il prossimo, non si discostano molto dall'1 per cento»
. Il governatore della Banca d'Italia
nel suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio è tornato a rimarcare la difficile situazione del mercato del lavoro dove il tasso di sottoutilizzo è «superiore all'11%», conteggiando assieme ai disoccupati i lavoratori in cassa integrazione e quelli che scoraggiati hanno smesso di cercare attivamente un impiego. «Tra il secondo trimestre del 2008 e il quarto del 2009 il numero di occupati si é ridotto in italia di 560 mila persone», in gran parte, ha spiegato il governatore, appartenenti a quell'area che include i contratti di lavoro a tempo determinato e parziale e nel settore del lavoro autonomo con caratteristiche di lavoro dipendente occulto. «Nel primo semestre dell'anno in corso si è registrata una debole ripresa, con 40 mila occupati in più».

Draghi ritiene che «allo sviluppo economico serva il contributo della domanda interna: quel circolo virtuoso che da consumi evoluti e investimenti lungimiranti porta a redditi alti e diffusi, e ancora a consumi e benessere». Per il numero uno di palazzo Koch, i consumi «ristagnano perché i redditi reali delle famiglie non progrediscono e vi è una diffusa incertezza sul futuro». Per questo, ha sottolineato Draghi, «la condizione del mercato del lavoro è il tema centrale, da analizzare guardando a tutti gli indicatori e a tutte le buone fonti informative disponibili».

Le banche, ha detto Draghi, «incidano sui costi» per sostenere la redditività in calo in questa fase e non cedano «a strategie che comportino rischi eccessivi o la richiesta di commissioni esorbitanti alla clientela meno informata o in difficoltà». Attenzione, poi, alle sofferenze afferma Draghi: «Vigileremo affinché le politiche di accantonamento delle banche tengano conto della delicatezza di questa fase, perché i modelli interni di valutazione della qualità degli attivi siano pronti a rilevare situazioni di tensione e le prove interne di stress vengano prontamente aggiornate». Parlando delle fondazioni Deaghi ha poi detto che «dovranno impegnarsi su tre fronti fondamentali: la loro stessa governance, la ricapitalizzazione delle banche, l'autodisciplina nel rapporto con il management di queste ultime».

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Non sono accettabili ingerenze della politica nelle banche, perché l'Italia non può tornare indietro di vent'anni. «L'esperienza italiana delle banche pubbliche - è il monito di Draghi - è viva nella nostra memoria. Certi rapporti fra gruppi economici locali, banche pubbliche e politica si sono dimostrati alla lunga esiziali per le banche, deleteri per il costume civile. La crescita del territorio ne è stata in più casi frenata, anziché favorita».

Draghi ha anche osservato che la ripresa mondiale resta disomogenea, incerta e fragile. Una situazione, ha affermato, cui «non vi è altra risposta che un più stretto coordinamento tra le politiche economiche dei principali Paesi». Per Draghi, poi, regole europee quasi automatiche possono aiutare i paesi con le istituzioni più deboli a risolvere i loro problemi di politca economica.

La Banca d'Italia, ha sottolineato il Governatore, istituirà un help desk per aiutare le banche nella fase di transizione alle nuove regole di Basilea3. L'help desk chiarirà l'interpretazione della normativa e assicurerà l'attuazione da parte degli intermediari di politiche gestionali coerenti con il raggiungimento dei nuovi requisiti.

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