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Finanza e Mercati In primo piano

Da 70 anni Wall Street ha sempre guadagnato dopo il voto di mid term. Sarà così anche questa volta?

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2010 alle ore 16:39.

Una storia lunga 70 anni. Quella che lega l'andamento positivo di Wall Street alle elezioni politiche di metà mandato negli Stati Uniti. Dal 1939 il Dow Jones Industrial Average, l'indice che raggruppa le top trenta in termini di capitalizzazione di mercato negli Usa, ha sempre guadagnato dopo le elezioni di mid term, nell'anno che coincide con il terzo anno di mandato del presidente degil Stati Uniti. Se poi si restringe il periodo di riferimento ai 90 giorni successi, le statistiche sono ancor più favorevoli a chi punta sul Toro.

Secondo uno studio condotto da Brian Gendreau, infatti, dal 1922 al 2006, nei tre mesi successivi alla tornata elettorale del mid term, l'indice Dow Jones ha segnato performance positive pari all'8,5 per cento. Tali ritorni risultano essere superiori di cinque punti percentuali rispetto allo stesso periodo periodo in anni dove non si sono tenute elezioni di metà mandato. Dal 1986, statisticamente l'indice Dj ha generato i seguenti ritorni annuali associati ad ogni fase del ciclo presidenziale: primo anno 8,8%, secondo anno 0,4%, terzo anno 15,5% e quarto anno 4,1 per cento.

Insomma, i numeri parlano chiaro: le elezioni politiche americane hanno un impatto positivo su Wall Street. In particolare quelle che arrivano al giro di boa presidenziale. Sarà così anche questa volta quando, difatti, dopo le ultime elezioni del midterm inizia il terzo anno dell'amministrazione Barack Obama?

I motivi per essere ottimisti
«Ci sono ipotesi più che fondate per credere che tali eventi si ripeteranno anche in questo ciclo - spiega Andrea Rebusco di Ig markets -. Le elezioni di mid term negli Stati Uniti rappresentano una nuova ripartizione di poteri a Capitol Hill e quindi una maggiore certezza di quello che sarà il nuovo assetto negli anni a venire. L'incertezza è il nemico principale del mercato e agisce da catalizzatore alla creazione di quello che in gergo viene definito "bear market", ossia una fase di mercato ove prevalgono le vendite. Dopo le elezioni si ha una maggiore certezza di queleo che saranno le scelte politiche o per lo meno della linea strategico-politica che verrà implementata, ciò a nostro avviso contribuirà a focalizzare gli acquisti sui titoli azionari, specialmente in un periodo dove l'incentivazione ai consumi è vista come priorità per accelerare il motore della crescita economica. La perdita di consesus da parte del Partito Democratico del presidente - conclude - sembra essere un altro fattore a favore di questa teoria. Un contesto politico bilanciato, ove Senato e Camera dei deputati sono rappresentati più equamente, crea i presupposti per il raggiungimento di compromessi, i quali solitamente risultano apprezzati dal mercato».

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Oltre al fattore politico anche i segnali che arrivano dall'economia potrebbero incoraggiare Wall Street. «Gli indicatori di anticipo del ciclo economico indicano scarsa probabilità di una nuova recessione e anzi un graduale miglioramento della situazione - spiega Alessandro Tonni, gestore di Azimut -. Quindi, date le valutazioni ancora attraenti dei titoli a grande capitalizzazione del mercato azionario americano, è ragionevole pensare a un anno positivo».

Perché essere pessimisti
«Questa volta è diverso rispetto al passato perché i primi due anni di mandato non hanno visto politche "restrittive" per poi rendere la vita di tutti più facile nei successivi due anni di mandato - argomenta Fabrizio Pasta, head of securities di Ubs Italia Sim. La crisi globale ha decisamente "sfasato" i classici cicli "elettorali" americani».

Inoltre bisogna tener conto che solitamente le Borse perdono terreno a settembre mentre quello appena messo alle spalle, per Wall Street, è stato il migliore dal 1934. Altro fattore che potrebbe mandare gambe all'aria le statistiche favorevoli al binomio midterm-wall street in rialzo. «Attualmente ci troviamo in una situazione in cui i mercati, soprattutto quello americano e tedesco hanno corso parecchio e si trovano in fase di ipercomprato - spiega Giuseppe Geresia, Branch Director X-Trade Brokers -. Se inoltre dovesse continuare questa forte correlazione tra S&P 500 e il cross euro/dollaro, il quale anch'esso si è apprezzato molto nell'ultimo periodo vista la politica economica seguita dagli Stati Uniti e rompesse importanti livelli supportivi propenderemmo per una possibile rintracciamento dei mercati».

«Inoltre - continua - Inoltre analizzando l'andamento del Vix notiamo come si trovi a livelli piuttosto bassi e studiandolo attraverso l'analisi tecnica si sta formando come una specie di cuneo discendente. È probabile che la volatilià torni a salire e, sappiamo bene, che quando aumenta è sintomo di mercati ribassisti. Se questo scenario dovesse configurarsi - conclude - ritengo sia preferibile investire su settori maggiormente difensivi come Hormel, McDonald's e Ball. Inoltre dopo i disastri dei mesi scorsi da parte di BP e Masser Energy Company (crollo della miniera di carbone) un settore che potrebbe sovraperfomare il mercato potrebbe essere quello delle energie rinnovabili, aziende come Ener, Jaso e Dq».

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